“tienilo, non si sa mai, potrebbe servire” “costa poco? Compralo, non si sa mai” “questi pantaloni xxxs, va beh li tengo, non si sa mai, potrei dimagrire”
Quante di voi hanno sentito/usato queste frasi o altre simili durante la loro infanzia o adolescenza? Con il risultato di accumulare oggetti che non soddisfacevano mai del tutto, o mezzi rotti (non si sa mai, magari lo ripariamo!) o rotti proprio (non si sa mai, magari lo usiamo per qualcos’altro. Un phon guasto? Qualcos’altro cosa???). Io tante, ma tante tante. E niente, mi sono stufata. E ho imparato a guardare il “non si sa mai” come se fosse un serpente velenoso. Certo non vi sto dicendo di buttare quei comodissimi pantaloni un po’ sformati e il poncho tattico da usare in preciclo quando vi sentite gonfie come un pallone aerostatico. Ci sono cose che davvero va bene tenere perché “Non si sa mai”. Però occorre guardarsi bene dentro tutte le volte che ci viene da dire quella famosa frasetta. Davvero è un oggetto che potrebbe esserci di nuovo utile? Avremo il tempo di ripararlo, rammendarlo, accorciargli l’orlo, fargli fare quella modifica dalla sarta, ripulirlo da macchie improbabili ecc…? Oppure fatichiamo solo a lasciarlo andare?
Se l’oggetto in questione non ha un valore affettivo, non è costato molto e per di più tutte le volte che lo prendiamo in considerazione per usarlo si rivela un fallimento oppure lo scartiamo… c’è da rifletterci seriamente. Forse ci servirebbe davvero, ma diverso. Una gonna con un’altra forma. Un phon con più funzioni, una padella il cui fondo non sembri un trattato scritto in cuneiforme… E via discorrendo. Allora vale la pena di regalare o buttare e sostituire.
In questi giorni di festa è fin troppo facile farsi prendere la mano. Acquistare la sciocchezza al mercatino. Prendere un oggetto su insistenza di un amico o vincerlo a qualche lotteria… Questo genere di oggetti finisce quasi sempre con l’accumularsi su qualche mensola o cassetto, prendendo polvere e rendendo disordinata la nostra casa. Ormai è un po’ che abbiamo iniziato il percorso sul decluttering e credo che ogni tanto serva un po’ fermarsi, fare il punto della situazione e ripartire più carichi di prima.
Faccio ammenda. Se la mia famiglia avesse un motto in stile nobiliare, sarebbe sicuramente “Non si sa mai”. Nel tempo ho tenuto cose davvero improbabili: una piastra che non stira i capelli (e io neanche la uso la piastra!) perché “non si sa mai magari un giorno mi viene voglia di stirarli”. Ma se io non mi stiro i capelli e quando lo faccio uso spazzola e phon, e per giunta quella piastra ci mette sei ore a scaldarsi per dare un risultato sgradevole…Perché?? Ecco.
Vestiti. Tanti vestiti. Soprattutto errori di gioventù che mi stavano malissimo per forma o colore, che ho relegato ad abiti da casa perché “non si sa mai, magari ho ospiti e allora mi metto questi” Ma visto che mi stavano male non li ho mai indossati davanti a nessuno. Con le persone più familiari indossavo i miei normali abiti da casa, con i conoscenti invece degli abiti da uscire.
Accessori da pochi soldi rotti, sperando di ripararli. Collane o orecchini con pietre finte che non metterei neanche sotto tortura perché non si sa mai potrei giocare con qualche bambina (???) e allora verrebbero utili. Confezioni e contenitori di cibo nel caso dovessi trasportare qualcosa… E via discorrendo.
Quando ho iniziato il percorso di decluttering, conscia che tutti quegli oggetti mi complicavano la vita anziché aiutarla, tra gli obiettivi che mi sono posta c’è stato anche quello (non ancora raggiunto. Vi aggiornerò!) di svuotare e liberare la mia vecchia stanza a casa dei miei genitori. Ad un certo punto ho trovato un supertele sgonfio. Vi ricordate i supertele, no? Palloni da pochi soldi che si compravano alle elementari per giocare a scuola o al parco, che deviavano paurosamente al primo soffio di vento e si bucavano con grande facilità. Ora, io non gioco a palla da molto tempo, e per giunta non credo utilizzerei un supertele sgonfio…Così ho deciso di buttarlo. Mia sorella voleva impedirmelo adducendo improbabili scuse “Regalalo a qualcuno che ha un cane” (non conosco nessuno che abbia cani) e quando finalmente l’ho convinta che non serviva a nessuno… Ho visto mio padre ripescarlo dalla spazzatura dicendo “lo taglierò a metà e ci mescolerò la malta dentro”… Ve lo devo dire che mio padre non fa lavori di muratura dalla guerra del 15-18 perché non ne ha il tempo? In quel momento ho avuto la misura della follia del “Non si sa mai”.
Per questo ogni volta che mi viene la tentazione di accumulare qualcosa per un generico “Non si sa mai” mi guardo bene dentro e mi chiedo se non sia soltanto l’ansia a dirmi che ho bisogno di avere delle scorte, se non siano le mie abitudini famigliari o se non sia qualche altro meccanismo. Un pochino siamo progettati per accumulare. Moltissime persone ansiose hanno questa tendenza. Ma c’è un limite oltre cui non è salutare né utile.
Per contro, ci sono casi in cui è una buona idea farlo.
Se un oggetto è di buona qualità e lo usate/usereste spesso. Se è un oggetto a cui siete affezionate o che non potete sostituire facilmente (per valore affettivo o economico) se ricomprarlo costa più che provare a ripararlo. Comunque sia… Quando vi viene voglia di dire “non si sa mai”… pensateci!
Se ti è piaciuto leggi anche:
Iniziare il decluttering
Vivere l’assenza
Scrittrice famosa (per ora solo nella sua testa…)
Ama: scrivere, salire a piedi nudi sul tatami, i vecchi videogiochi, il cioccolato e quando il d20 rotola finalmente sul venti.
Odia: il suo lavoro, le giornate con meno di nove ore di sonno, sentirsi ripetere le cose due volte e pesarsi.