octavia butler legami di sangue
Persi un braccio durante il mio ultimo viaggio verso casa. Il mio braccio sinistro.
E persi circa un anno di vita, e gran parte dell’agio e della sicurezza che non avevo propriamente apprezzato fino a quando non mi furono tolti. Dopo essere stato rilasciato dalla polizia, Kevin venne in ospedale, per stare con me, così che io potessi essere certa di non avere perso anche lui.

Si comincia dalla fine.

Dana Franklin riprende conoscenza in ospedale e priva di un braccio. La polizia sospetta che il colpevole sia suo marito Kevin, e Dana fatica a convincerli che si sia trattato invece di un incidente.
Non è stato un incidente: ma la verità non è qualcosa che Dana e Kevin possano condividere.

Perché Dana ha trascorso l’ultimo anno viaggiando avanti e indietro tra la Los Angeles del presente – il 1976 – e la Maryland del passato; il passato che ha preceduto la guerra di secessione, in un tempo ed in un luogo in cui la schiavitù non è ancora stata abolita, ed il colore della pelle di Dana la pone automaticamente in una condizione di oscena, pericolosa, vulnerabilità.
È in questo passato che Dana salva Rufus una prima volta, poi una seconda, dal fiume e dal fuoco e dal fango, e poi tutte le volte che seguiranno, connettendo le loro vite, e il loro futuro, in una rete di legami sanguinosa e terribile.

Scheda del Libro

Autore Octavia E.Butler
Titolo Legami di sangue
Pubblicato in Italia da BigSUR, 2020

Titolo originale Kindred
Lingua originale Inglese
Traduzione a cura di Veronica Raimo

Qualcosa sull’autrice

Octavia E.Butler può essere considerata non solo una tra le voci più note e rilevanti dell’afrofuturismo, ma anche uno dei più consistenti pilastri della fantascienza del secolo scorso.

I mondi di Butler sono intrisi delle esperienze personali dell’autrice: nata a Pasadena, California, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, viene cresciuta da genitori di modesta estrazione sociale in un ambiente fortemente religioso e nel mezzo delle tremende tensioni razziali che contraddistinguono la realtà americana del periodo. 
La situazione domestica, e in più ampio senso storica, di Butler traspare chiaramente dai temi e gli sfondi delle sue opere. Tra le più famose – se non la più famosa – autrice nera di fantascienza al mondo, per molti degli appassionati al genere sarà probabilmente la seconda (o la terza, se si conta Mary Shelley) scrittrice nel genere che incontreranno dopo Ursula K.Le Guin.

Il mondo editoriale della fantascienza non può certo essere considerato un contesto di particolare inclusività; le cose stanno lentamente cambiando (e sono cambiate già negli ultimi anni), ma la disparità è ancora consistente. La fama – la rilevanza – delle opere di Butler, così contestualizzata, risulta perciò ancora più interessante.

Perché questo libro?

Apro questo gennaio, e il nuovo anno, disseminando intanto auguri a tutti voi che ci state leggendo: offro un augurio generale di gioia (e pecunia, che non fa mai schifo), con la speranza che abbiate trascorso delle belle vacanze; Natale, visto da questo lato del mese, sembra già lontanissimo.
Ho deciso di cominciare con una recensione perché qui il clima è francamente deprimente, e sto trascorrendo più tempo del dovuto leggendo (l’alternativa sarebbe trascorrerlo sotto la pioggia). Ottimo per la mia pila di libri da finire, non necessariamente per le mie buone intenzioni per l’anno nuovo.

Ma comunque.

Umano e mostruoso, legami familiari e paura dell’altro, pietà e oggettificazione: Legami di Sangue di Octavia E. Butler (Kindred, nell’originale) è uno studio in associazioni e contrasti. Lo stile di Butler è rapido, fluido, e nondimeno ricco in dettagli, osservazioni e caratteri, e delinea uno scenario storico in quelle che vorrei definire pennellate impressioniste.
La discrepanza temporale tra la sensibilità moderna dell’oggi e la realtà di uno ieri non troppo lontano costruisce un passato con il gusto amaro e la sensazione ansiogena della distopia.

Breve, dal ritmo serrato, può essere finito in una serata. L’ho trovato uno dei libri più interessanti che io abbia mai letto, non necessariamente in termini di trama, ma per il modo nel quale il conflitto che ne è fulcro centrale viene affrontato: per l’umanità offerta ai personaggi, per la vitalità dei dialoghi, per il realismo brutale delle interazioni.
Una menzione speciale ai titoli delle sezioni, l’asciutta semplicità dei quali conferisce al libro un’impressione quasi epica, e lascia al lettore il dovere dell’interpretazione e dell’attribuzione del senso.

Amorevolmente raccomandato, ma non una lettura da cominciare a cuor leggero: certe scene mi hanno fatto venire la pelle d’oca.

“Non voglio che tu esca dalla mia vita solo perché non saremo più colleghi,” mi disse lui. “Domani sera?”
“Domani sera,” gli dissi.

Fu una buona serata. Lo portai a casa da me, alla fine, e la notte fu anche meglio. Ad un certo punto, nelle prime ore del mattino dopo, mentre stavamo sdraiati insieme, stanchi e contenti, nel mio letto, mi resi conto che conoscevo la solitudine meno di quanto avessi pensato – e molto meno di quanto l’avrei conosciuta quando lui se ne fosse andato.

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