Fa strano scrivere questo post quando il 2020 è stato, più o meno per tutti, un anno di grandi sconvolgimenti. Da chi ha *semplicemente* capito che il mondo non era più quello che si aspettava, a chi invece ha subito cambiamenti molto più drastici. Ma non è sulla retorica da pandemia che vorrei concentrarmi ora, quanto sulle mie personali scoperte. Ecco cosa ho imparato nel corso dell’anno appena trascorso:
L’intuitive eating fa proprio per me
Non l’avrei mai detto, eppure i primi mesi del 2020 per me hanno rappresentato la svolta da una mentalità impostata sulla dieta classica, basata sul devi mangiare poco, devi controllare quello che mangi, esistono cibi buoni e cibi cattivi e così via, all’intuitive eating. È stata una piccola valanga innestata chissà dove, chissà quando, ma che ho iniziato a riconoscere quando ho letto The f*ck it diet di Caroline Dooner, un testo semplice ed accattivante che spiega per filo e per segno perché sarebbe meglio abbandonare la mentalità da dieta una volta per tutte. L’intuitive eating era proprio lì dietro l’angolo e nonostante io possa sicuramente migliorare ancora tantissimo, ho iniziato a fidarmi per davvero del mio corpo e finalmente ho smesso di avere fame.
Ho scoperto che mi so autoregolare, a quanto pare! Banalmente, da marzo ad oggi non ho preso peso (che poi, anche se fosse successo?), e finalmente ho smesso di preoccuparmi di come e cosa mangio. La mia alimentazione è leggermente cambiata, per esempio non consumo più latte e yogurt, che al mio corpo, chissà perché, non piacciono. Se voglio consapevolmente introdurre dei cambiamenti, lo faccio concentrandomi su quello che sto aggiungendo e non sul togliere. Perchè alla fine l’intuitive eating si basa proprio su questo: abbandonare la mentalità della scarsità quando si tratta di cibo.
Posso allenare la mia mente
La seconda grande scoperta del 2020 per me riguarda la crescita personale: ad aprile, in occasione del mio compleanno, mi sono regalata l’iscrizione a Ritualmente, che si autodefinisce la prima palestra virtuale di crescita personale in Italia. Il sito offre in abbonamento una sorta di programma di crescita personale mensile, con lezioni di crescita personale tenute da esperti, yoga, meditazione, yoga della risata, club del libro, sfide del mese, sessioni di pianificazione e il supporto continuo di tutto lo staff. Prima di incontrare Alice, la founder di Ritualmente, per me crescita personale era sinonimo di maggiore produttività: non mi ero mai seriamente presa cura della mia mente.
Non avevo mai meditato in maniera costante e non avevo mai davvero testato i limiti di me stessa. Mi ero concentrata per anni solo sull’essere più efficiente e più produttiva, senza capire che l’unica cosa che ha senso controllare al mondo era proprio la mia mente. Posso pensare pensieri migliori, posso essere più serena, centrata e consapevole e fare tutte le scelte della mia vita con intenzionalità. È un percorso che dura una vita, ma non sinonimo di fallimento. Per me questa nuova prospettiva ha completamente ribaltato tutto e sono felicissima che l’abbia fatto!
Tutto continua a cambiare
Il 2020 è stato anche un anno in cui a livello personale mi sono dovuta scontrare con un grosso ostacolo personale che ha sconvolto un attimo la mia idea di vita. Nulla di così drammatico: io e il mio compagno ci siamo trovati “sfrattati” per motivi di forza maggiore dalla casa in cui abitavamo e abbiamo dovuto cercare un’altra casa, traslocare, ridipingerla e arredarla. Peccato che tutto ciò cozzasse con la mia pianificazione perfetta: fra un anno, finito il mio dottorato, avremmo scelto come muoverci, se trasferirci o meno, e a quel punto avremmo cambiato casa conoscendo tutte le carte in tavola e facendo la scelta “perfetta”, sprecando il minor numero di soldi e di energia.
Palesemente non è andata così e cercare casa e traslocare durante una pandemia è stato un costo emotivo, economico e temporale non indifferente, ma allo stesso mi ha insegnato che la pianificazione perfetta della propria vita non esiste – e probabilmente non è neppure un obbiettivo a cui mirare. Ora sto davvero cercando di imparare la lezione che ne è derivata, cioè di trarre il meglio da qualsiasi situazione in cui mi vengo a trovare, senza la pretesa di avere tutto già pianificato prima che le cose avvengano, perché… bhe, perché la vita semplicemente continua a cambiare le carte in tavola, e non sai mai che cosa ti riserva la prossima mano.
La mia rete sociale è proprio lì per sostenermi
Non c’è mai stato un momento come il 2020 in cui io mi sia affidata così tanto ai miei amici. Ho sempre dato molto valore alle mie amicizie, ma nel corso dell’anno passato ho iniziato ad aprirmi molto più, raccontando problemi che di solito non racconto in cerca di confronto ed opinioni e in generale, chiedendo. Credo di aver letteralmente capito perchè si chiama rete sociale: se ti butti, è lì per sostenerti. Complice la lontananza forzata dalla mia famiglia, che vive in un’altra città e che la pandemia ha reso molto difficile vedere, ho invece sentito forte e chiaro il sostegno dei miei amici nel momento del bisogno. Ho imparato a chiedere aiuto quando ne avevo bisogno e a provare soltanto gratitudine (e non senso di colpa!) quando ne ho ricevuto. Ora il mio obbiettivo è essere anche una persona che per i propri amici c’è no matter what.
Non si torna mai indietro, si va soltanto avanti
Questo è stato un enorme scoglio mentale che ho affrontato e superato nel 2020 e riguarda la mia costante paura di tornare indietro, di peggiorare, di tornare al punto di partenza, di fallire, non so, chiamatela come volete. L’idea deterministica e positivistica per cui da una situazione A possiamo solo e soltanto finire nella situazione B, che deve essere migliore di A, e se ciò non avviene vuol dire che non siamo stati capaci di fare qualcosa. Quante volte pensiamo che certe scelte significhino “tornare indietro”? Rinunciare ad una relazione, tornare fisicamente sui propri passi dopo un trasferimento da qualche altra parte, rinunciare a qualche abitudine da super woman o super man, riprendere i chili persi e così via, viene tutto visto come una sorta di fallimento.
Ma il 2020 mi ha insegnato che non si può mai tornare indietro: la vita non è una strada che possiamo percorrere a piacimento in entrambe le direzioni. Si va soltanto avanti. Saremo sempre persone diverse, non c’è il reload delle versioni salvate in precedenza. È un pensiero stranamente consolante perchè implica un reframe integrale di quello che consideriamo fallimento.
Ecco, queste erano le “lezioni” principali che il 2020 ha portato a me. E tu invece? Raccontamele nei commenti qua sotto o su Instagram!
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Odia: le brioche con poco ripieno, il lunedì mattina e il piumone freddo d’inverno.