Una delle ultime uscite sulla piattaforma Netflix è stata la serie GLOW, ispirata alla trasmissione tv americana anni ’80 Gorgeous Ladies Of Wrestlign, dove si racconta una versione romanzata di come lo show venne alla luce. Fin dai primi episodi viene spontaneo paragonare questa nuova serie alla “sorella” Orange is The New Black, l’ormai rodato show che Netflix produce da ben 5 anni. Come mai? Facile! Hanno in comune le stesse mamme: Liz Flahive e Carly Mensch.
L’intera produzione di GLOW è a grande partecipazione femminile, oltre ovviamente al cast, gran parte degli episodi sono stati diretti da donne.
La storia gira intorno a Ruth e altre 11 donne che vengono reclutate per inscenare degli incontri di wrestling alla tv, racconta il loro allenamento per imparare le basi di questo sport e di quello che sta dietro alla produzione del primo spettacolo di wrestilng totalmente al femminile.
Immagino invece che moltissime di voi conoscano OITNB, lo show racconta le storie delle detenute di Lichfield, un carcere femminile di minima sicurezza, dove detenute di ogni etnia ed età scontano la loro pena. Temi importanti, come il racconto della vita di queste donne e la “denuncia” sociale sulla gestione delle carceri e gli abusi subiti sono ben mixati con momenti più leggeri e ironici.
Perché donne diverse?
La prima cosa che salta agli occhi come termine di paragone tra i due show è come le donne vengono rappresentate: diverse. Diverse fra di loro nei corpi e nel carattere, diverse per le loro origini e per il loro orientamento sessuale, ma comunque parte di un gruppo sia per propria volontà o per necessità.
In OITNB i gruppi sono rappresentati dall’etnia: la componente razziale è uno delle fondamenta del racconto; mentre in GLOW il gruppo è creato da donne estremamente diverse fra di loro che per sbarcare il lunario e inseguire una carriera nello spettacolo devono imparare a fare team.
Il pregiudizio è un altro argomento ricorrente: in OITNB i personaggi sembrano ad un primo livello stereotipati per rappresentare le varie etnie che convivono negli states, ma ogni personaggio viene via via esplorato nel profondo, si sbarazza del suo stereotipo e mostra la diversità di ogni donna, che non è quella razziale.
Per GLOW il tema dello stereotipo è un elemento chiave: le donne degli anni ’80 erano incasellate nello stereotipo più di quanto accada a noi, e questo show gioca in maniera memorabile con questo concetto a più livelli. Le protagoniste vestono i panni di clichè femminili in base al loro aspetto e provenienza, creando personaggi tipicamente buoni o cattivi, in modo che il pubblico possa tifare “l’eroina” che distrugge la malvagia avversaria. Ma oltre alla scelta narrativa il pregiudizio sulle donne è onnipresente: partendo dalla protagonista Ruth che cerca di sfondare come attrice facendo provini con parti “da uomo” per dimostrare che i ruoli scritti per le donne sono sciatti e banali. O il personaggio di Carmen, che viene da una famiglia di wrestler ma è l’unica figlia femmina, e per questo il padre le vuole vietare di praticare lo sport che ama.
l’impegno delle attrici
Guardando le interviste alle protagoniste principali di GLOW si ci rende conto che non solo le tematiche affrontate nello show sono femministe, ma anche il loro atteggiamento è una ventata di novità: sentire Allison Brie (Ruth) parlare della sua preoccupazione per la ceretta all’inguine a causa dei body anni ’80 supersgambati è una vera liberazione: finalmente non viene visto come uno scandalo parlare di peli o di vagine senza imbarazzo, senza nomignoli frivoli ma per quello che sono, una parte del nostro corpo di cui non dobbiamo vergognarci. Stesso atteggiamento per quanto riguarda il vero allenamento a cui si sono sottoposte le attrici, tutte le mosse di wrestling sono state eseguite da loro senza l’utilizzo di controfigure, e la loro preparazione è stata atletica e rinforzante, non le classiche diete alla morta di fame per apparire esclusivamente più sottili. In GLOW e in OITNB i corpi sono veri (per quanto si possa pretendere da una seirie televisiva) c’è ciccia, tette grosse e piccole muscoli e magrezza, insomma come tutte noi.
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Architetto ed esperta di storia del Westeros.
Ama: i tatuaggi, la musica dei The Cure, giocare il guerriero a D&D e nuotare (male).
Odia: le cose brutte, quando nei film salgono sul letto con le scarpe, i dolci senza il cioccolato e le sopracciglia sottili.