5 film storici da vedere quest'autunno

Ironicamente, Londra sta in questo momento attraversando la prima vera ondata di calore dall’inizio dell’anno, con punte di, udite udite, ben trenta gradi; cosa che praticamente, per gli standard locali, costituisce un finesettimana alla Bocca dell’Inferno.

Ma siamo a settembre e l’autunno nondimeno si avvicina! E con l’autunno torna, con i nuovi articoli di Skincare & Psicofarmaci, il piacere di stare a casa la sera: sdraiati sul divano in posizione fetale, con una coperta, una tazza di tè e un libro. O un film. O entrambi.

E, poiché l’autunno arriva per me con una speciale qualità di gradevole malinconia che il mio cervello associa immediatamente a libri e film in costume, storie romantiche e dialoghi appassionati, vi offro qui la mia personalissima selezione di cinque film storici da vedere quest’autunno.

Si definisce film storico un film, generalmente in costume, che tratti di vicende storiche, vere o verosimili, ambientate in un preciso contesto storico e culturale ed in una maniera tale da apparire credibile allo spettatore.
La narrazione è spesso romanzata e può o meno essere tratta da un celebre romanzo storico.

E su questa nota partiamo con…

Uno per chi ama leggere – Mansfield Park

1814 (pressapoco), Northamptonshire, Regno Unito.

Ambientato tra Portsmouth e il Northamptonshire, Mansfield Park segue le vicissitudini di Fanny Price, cugina povera non proprio caritevolmente adottata dalla ricca famiglia Beltram. L’universo del film è uno spazio ristretto, intimo, fatto di intricate relazioni sentimentali, convenzioni sociali e considerazioni economiche, sopra al quale incombe ineludibile l’ombra cupa della schiavitù nelle Americhe.

Avevo considerato Orgoglio e Pregiudizio – possibilmente nella versione del 2005, che resta tutt’oggi la mia preferita: ma Mansfield Park, con Embeth Davidtz e Johnny Lee Miller offre una gradevolissima, se non particolarmente fedele all’originale, rivisitazione di una delle novelle più interessanti di Jane Austen.

Il tono della narrazione, cadenzata dalle considerazioni ironiche di Fanny sullo sfondo dell’argentata campagna inglese, ne fa una raccomandazione ideale per ogni romantico.

Nella stessa categoria: Jane Eyre di Cary Fukunaga.

Uno che resterà con lo spettatore – The Nightingale

1825, Tasmania.

Clare, giovane carcerata irlandese deportata nelle colonie, vive e serve con suo marito e sua figlia in un insediamento militare agli ordini del Luogotenente Hawkins.
Quando rimane vittima di un orribile atto di violenza che la lascia sola e ferita, si lancia all’inseguimento di Hawkins e dei suoi uomini nelle foreste della Tasmania, accompagnata malvolentieri da un giovane cacciatore Aborigeno che si fa chiamare Billy.

Con un terrificante Sam Clafin a vestire le vesti dell’antagonista, e Aisling Franciosi e Baykali Ganambarr nei panni di Clare e Billy, le interpretazioni sono eccezionali e la narrazione si mantiene coinvolgente fino all’ultima scena.

The Nightingale è una storia di violenza cruda e ineluttabile; e non raccomandabile se quello che state cercando è una serata senza pensieri; il finale è bellissimo e terribile al tempo stesso.

Lo consiglierei per una visione più matura; e se vi è piaciuta l’atmosfera di Ritorno a Cold Mountain, questo potrebbe fare per voi.

Nella stessa categoria: Amistad di Steven Spielberg.

Uno per il piacere dei dialoghi – The King’s Speech

1925, Londra, Inghilterra.

Nel disperato tentativo di risolvere il suo inopportuno problema di balbuzie, il principe Albert duca di York, che sarà un giorno conosciuto come re Giorgio VI, si rivolge all’esperto logoterapeuta Lionel Logue ed ai suoi controversi metodi.

Con lo spettro della guerra ancora da venire, il film segue Albert e Lionel in un botta e risposta di momenti amichevoli e conversazioni difficili; e in un crescendo ininterrotto che accompagna lo spettatore fino al discorso – magnifico – che dà il titolo al film.

Il cast è stellare: non posso neanche indicare tutti – sarebbe una lista della spesa – ma Geoffrey Rush e Colin Firth sono fenomenali come Lionel ed Albert; e sono personalmente innamorata di Helena Bonham Carter nel suo ruolo di regina Elisabetta (la madre, non la figlia).
Con una colonna sonora perfettamente calibrata, il tono si mantiene coerente, rapido e non privo di ironia per tutta la durata del film.

Consigliato senza riserve!

Nella stessa categoria: Il leone d’inverno di Anthony Harvey.

Uno per la grande bellezza – Hero

227 a.C., Cina.

Nel corso della guerra dei Sette Regni, il re del regno di Qin ha un’unica ambizione: unificare tutti i regni sotto il suo comando.
Costretto a vivere in completa solitudine nel suo palazzo per sfuggire ai continui tentativi di omicidio, a nessuno è permesso di avvicinarglisi a meno di cento passi; fino a quando il guerriero Senza Nome si presenta a palazzo dichiarando di aver ucciso i più pericolosi tra i suoi aspiranti assassini: i guerrieri Cielo, Neve che Vola e Spada Spezzata; e di averne le prove.

Ha inizio così un intreccio di racconti entro il racconto, nella cornice del dialogo tra il re e Senza Nome: ad ogni risposta di Senza Nome corrisponde i permesso di avvicinarsi di dieci passi al trono; ad ogni domanda del re, un accostarsi alla verità ultima. Come è morto Cielo? Chi ha ucciso Spada Spezzata? Che cosa è accaduto tra lui e Neve che Vola?

La bellezza mozzafiato di inquadrature, colonne sonore e costumi fa di Hero una visione imperdibile; i circoli narrativi – la verità di Senza Nome, la teoria del re, la verità di Spada Spezzata, la storia di Luna – sono accompagnati ciascuno da un colore, da un simbolismo e da un tono differenti.

Ho esitato prima di aggiungere questo film alla lista: strettamente parlando, una delle caratteristiche che fanno il film storico è la verosimiglianza; e l’eterea, teatrale danza dei combattimenti in Hero non ha molto di realistico dal punto di vista di uno spettatore occidentale.
Tuttavia, il film è parte del genere wuxia (il regista, Zhang Yimou, è lo stesso de La foresta dei pugnali volanti), che è largamente considerato un genere storico.

Lo considero uno dei film più belli – in termini di estetica e scelte narrative – che io abbia mai visto.

Nella stessa categoria: Cantando dietro i paraventi di Ermanno Olmi.

Uno per il gusto agro della vendetta – The Dressmaker

1951, Australia, entroterra.

All’età di dieci anni, Myrtle “Tilly” Dunnage viene accusata della morte del figlio del sindaco, e spedita in collegio. Venticinque anni più tardi, fa ritorno al villaggio di Dungatar in cerca della verità.
La vita nel villaggio non è cambiata di molto, ma Tilly è cresciuta, non è più una bambina: e negli anni trascorsi in Europa, è diventata una sarta di talento.

Con una strepitosa Kate Winslet, eccezionale nelle ambientazioni storiche (Le regole del caos non è finito in questa lista solo perché non avevo spazio!), ed un assolutamente inaspettato Hugo Weaving, The Dressmaker – Il diavolo è tornato è quella che considero una gemma a sorpresa.

Dialoghi fenomenali ed un’ambientazione non scontata fanno di questo film una pellicola da vedere e rivedere; dedicato a chi apprezza un poco d’humor nero, e non ha paura dei finali agri.

Nella stessa categoria: Il destino di un cavaliere, di Brian Helgeland.

***

Cosa ne pensate? Avete raccomandazioni – qualcosa che dovrei vedere quest’autunno?


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Immagine di apertura da Pexels.com.