In una domenica di lavoro pazzo per il blog, mi sono concessa una pausa e visto che Pam ci aveva detto che esisteva questo speciale sulle sorelle Brontë ho deciso di guardarlo. Come sapete io preferisco Jane Austen, ma comunque Jane Eyre mi era piaciuto molto e la biografia degli autori mi incuriosisce sempre. Vuole essere una specie di incrocio tra un documentario ed un film ed il risultato è molto interessante.
Impressioni su “To walk invisible”
Il film è senza dubbio ben fatto, le scenografie e la fotografia le definirei addirittura superlative. Molto cupo e molto inglese, il “lato brutto” dell’epoca vittoriana colpisce come un pugno in pieno stomaco, le case buie e le tre sorelle curve sul tavolo del salotto, la brughiera spazzata dal vento, brulla e isolata, la brina sul selciato di pietre consumate… Le scene sembrano decisamente uscite da cime tempestose e dai capitoli più tristi di Jane Eyre. Il taglio della trama è particolare: viene raccontato di fatto un periodo abbastanza breve della vita delle tre sorelle, ovviamente quello in cui prendono la decisione di scrivere, fino alla morte del fratello. Splendidamente evocativi i flashback (sebbene siano pochissimi) in cui i quattro sono bambini, volti a rappresentare la loro fervida immaginazione. L’inizio sembra quasi un film fantasy ed è un peccato che vi sia stato dedicato così poco spazio, ma immagino che ne avrebbero dovuto quantomeno una miniserie a voler trattare anche l’infanzia dei fratelli Brontë.
Alcune cose sono state rappresentate leggermente diverse da come le conoscevo. Per esempio Tabby, la domestica, è presente ma non rilevante nel creare l’immaginario fantastico dei fratelli Brontë, così come la zia, che viene a malapena nominata. Inoltre il rapporto tra le sorelle e il fratello è distaccato e rancoroso, non viene menzionato il legame particolare tra Emily e Branwell, citato da altre fonti e dato per causa della disperazione della giovane alla sua morte con conseguente malattia e decesso di Emily. La morte viene semplicemente presentata come un fatto consequenziale alle cure fraterrne e quindi all’esposizione di Emily alla tisi contratta dal fratello.
Nel complesso l’ho trovato davvero ben fatto ed evocativo, una ricostruzione accurata, poetica eppure realistica, soprattutto grazie alle inquadrature delle passeggiate nella brughiera sulle parole delle poesie di Emily, alternate bruscamente alla realtà di vita quotidiana di una famiglia in difficoltà in un’epoca difficile.
Assolutamente consigliato alle fan e agli appassionati di film in costume/biografie, è un prodotto accurato e tristemente realistico. Se cercate una fiaba invece no, meglio di no.
In To walk invisibile gli orchi hanno la forma di una bottiglia e gli spettri sono la povertà e l’esclusione sociale, con fame, freddo e malattia come sgherri.
Se volete atmosfere in costume e qualcosa che duri più di una serata, sbirciate questi titoli. Mentre se ad affascinarvi sono le doti degli attori inglesi, guardate qui.
Qui di seguito la trama del film – documentario, se non la conoscete sappiate contiene SPOILER
Trama di “To walk invisible”
Come tutti sanno, le sorelle Brontë hanno avuto una vita piuttosto breve e travagliata, che sicuramente ha influito sulle atmosfere delle loro opere, oltre ai racconti della domestica (che però nel film non sono menzionati) e agli spazi brulli e spazzati dal vento della brughiera dello Yorkshire.
L’inizio è molto evocativo, con i piccoli Brontë che come in un sogno, sulle parole di una poesia e incoronati di aureole infuocate, con la loro fervida fantasia immaginano come vivi i soldatini che hanno appena ricevuto. Ci sono un paio di flashback ma il 95% della trama si svolge quando ormai tutti e quattro i ragazzi sono ormai adulti ed in teoria, indipendenti. Di fatto, Patrick Jr, chiamato in famiglia con il secondo nome, Branwell, torna a casa licenziato da un lavoro. Solo grazie alle confidenze di Anne, anche lei assunta come governante in quella stessa famiglia, si scopre che il licenziamento è dovuto alla tresca che il giovane aveva intessuto con la moglie del padrone di casa. Patrick-Branwell non appare pentito, e vive bevendo e fantasticando sul momento in cui il marito della sua amante morirà e lei lo richiamerà al suo fianco. Poco dopo si reca a Londra per frequentare la Royal Accademy, ma torna sui suoi passi, conscio che il suo talento per il disegno è solo mediocre e dopo essersi bevuto i risparmi che avrebbe dovuto usare per mantenersi a londra, si rifugia di nuovo nelle fantasie di una vita migliore con la sua amata. Le tre sorelle vivono in una situazione di preoccupazione economica e sociale a causa degli eccessi del fratello che il padre, ormai anziano, non riesce più a frenare. I giochi e i racconti che scrivevano da bambini sono ormai un ricordo, sebbene la scrittura sia onnipresente nei loro discorsi. Ma non è più il tempo delle favole, dei draghi e delle principesse per i fratelli Brontë.
Tutte e tre per un motivo o per l’altro tristi e frustrate dalla vita che impedisce loro di farsi strada come uomini, incalzate da Charlotte, che è la più ambiziosa, scrivono delle poesie per farsi conoscere, sperando di pubblicare dei romanzi. Sfortunatamente le poesie non riscuotono grande successo, ma le tre non si arrendono ed iniziano ad inviare i loro manoscritti. Dopo svariati tentativi, tutti fatti sotto falso nome per non essere giudicate in quanto donne, i romanzi di Anne ed Emily ricevono un riscontro positivo. Charlotte è delusa ma non si arrende ed incita le sorelle a pubblicare mentre lei scrive un nuovo romanzo. Nel frattempo il fratello appare sempre più fuori controllo e quando riceve la notizia che la sua ex amante è divenuta vedova ma che non intende vederlo mai più crolla definitivamente, rifugiandosi nella sua stanza e nell’uso di alcool, salvo una breve fuga in cui lascia debiti che rischiano di farlo finire in prigione. Mentre le sorelle pubblicano (finalmente anche Charlotte, con il famosissmo Jane Eyre) sotto pseudonimo, Branwell precipita verso l’inferno, fatto di fantasie deliranti, attacchi di panico e astinenza da alcool. Branwell muore, lasciando nel lutto l’intera casa, di tisi, sicuramente fiaccato dai suoi eccessi continui. Qui il film termina, lasciandoci le ultime informazioni biografiche sulla successiva morte nel giro di pochi mesi prima di Emily e poi di Anne. Charlotte Morirà, probabilmente per complicazioni durante la gravidanza, diversi anni dopo.
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Scrittrice famosa (per ora solo nella sua testa…)
Ama: scrivere, salire a piedi nudi sul tatami, i vecchi videogiochi, il cioccolato e quando il d20 rotola finalmente sul venti.
Odia: il suo lavoro, le giornate con meno di nove ore di sonno, sentirsi ripetere le cose due volte e pesarsi.