Quello che vi propongo oggi é un po’ diverso dalla solita recensione… se volete consideratela un’analisi o piuttosto un’estrapolazione di ciò che alcuni personaggi possono insegnarci.

Oggi vi voglio parlare di personaggi femminili e anche un po’ femministi nella letteratura. Non é un argomento così scontato, soprattutto se parliamo d classici del passato, considerato il contesto storico. Se poi pensate che il moderno Twilight, pur con tutte le sue vendite ha suscitato fiumi di critiche, al punto di far scrivere alla Meyer la stessa storia ribaltando i sessi per dimostrare (con scarso successo) che funzionerebbe anche al contrario…

Elizabeth Bennet – Orgoglio e pregiudizio

Io Amo Elizabeth Bennet, ve l’ho già detto?

E poi lo ha rifiutato anche se palesemente le piaceva! Doppia stima per Elizabeth!

 

Elizabeth Bennet compie diverse azioni parecchio coraggiose e oserei dire femministe, tutto considerato. Prima di approfondirle é bene ricordarsi che parliamo di fine ‘700, Inghilterra, un’epoca in cui non esistono alternative ad una ragazza di buona famiglia se non un matrimonio, laddove persino il dignitoso mestiere di istitutrice viene considerato umiliante. Ad una donna di un certo ceto sociale, dunque, altro non spetta che trovare un marito che la mantenga. Persino cucinare o occuparsi in generale di faccende domestiche viene considerato degradante. Con le dovute premesse ecco che dunque il comportamento di Elizabeth Bennet, seconda di cinque sorelle a cui (a parte una piccola dote in denaro) non spetta nessuna ereditá, appare in tutto il suo eroismo. Elizabeth dapprima rifiuta il matrimonio con il cugino, un modesto pastore cui però andrá in ereditá la casa di famiglia. Lo rifiuta per rispetto di sè stessa, perché non lo ama, ma anche perché, francamente, il povero ragazzo non é minimamente alla sua altezza, culturalmente e per intelligenza. Rischia per sé, per il suo futuro è anche (forse avventatamente) per quello delle sue sorelle. Ebbene, il suo eroismo e il suo coraggio aumentano dal momento in cui rifiuta il desiderabilissimo Darcy per rimanere fedele ai suoi principi, non volendosi legare ad una persona causa della sofferenza (presunta, ma sul momento pareva certa) della sorella e di altre persone… immaginatevi una giovane ragazza che rifiuta dapprima un posto di lavoro modesto, odioso ma sicuro. La capiamo, nevvero? Ora immaginate la stessa ragazza a rifiutare l’impiego della vita, in una multinazionale prestigiosa e con uno stipendio da capogiro, “solo” perchè il capo è molto antipatico ed eticamente non ineccepibile. Ecco forse così rende l’idea

Ecco quello che c’è da imparare da Elizabeth Bennet, che la propria anima non è in vendita e che a volte può essere giusto non scendere a compromessi se L’alternativa è tradire sè stesse e i propri più profondi desideri.

Solo il vero amore potrà condurmi al matrimonio, ragione per cui rimarrò zitella!

– Elizabeth Bennet

 

Eowyn – Il Signore degli Anelli

Come dite? Il Signore degli Anelli non è un classico? Eppure in Inghilterra viene considerato e studiato nelle scuole come tale, quindi fate finta di essere inglesi e proseguite la lettura con me!

ma questo non la fermerà!

Eowyn, sorella di Eomer e nipote di Theoden, re del Mark è bella. Ma soprattutto è forte. Forte in maniera completa, a tutto tondo. Non si risparmia nel suo accudire il re, pur vedendolo giorno dopo giorno cedere sotto i malefici di Saruman e perdere via via la ragione. Possiede tutta la forza della pazienza e della resilienza. Allo stesso tempo, quando – finalmente! – il posto di badante reale si fa vacante, rivendica il suo diritto a combattere, a mettere in pratica ciò che di fatto le è stato insegnato. E non lo fa per mero altruismo, bensì perchè lei, al pari di un uomo, desidera dimostrare il suo valore e ottenerne gloria. Allo stesso modo non si sottomette al “contentino” in cui le viene offerto di regnare e difendere come ultimo baluardo la capitale, mentre suo zio il re e il fratello, maresciallo del Mark, si recano in guerra per prestare soccorso agli alleati. Caparbiamente, con la complicità di un amico fedele, si traveste da uomo e si reca in guerra, supportando il piccolo Merry a non lasciarsi intimidire dalla stazza altrui.  Alla fine, proprio perchè è donna e non uomo, riuscirá nell’incredibile impresa di uccider il capo dei Nazgul. Se Eowyn non fosse andata in guerra, forse il libro sarebbe finito diversamente. (Okay, okay. Non era una protezione molto furba “nessun uomo può uccidermi, in un mondo popolato da elfi, nani e bizzarri Hobbit, ma resta il fatto che da altre razze palesi avrebbe potuto guardarsi!). Ancora, ammette con coraggio i suoi sentimenti nei confronti di Aragorn, sebbene siano piuttosto acerbi e dettati più dal’ammirazione che da altro. E non ha paura di innamorarsi di nuovo, stavolta per davvero e con maggiore maturitá.  Eowyn  ci dimostra che si può essere guerriere e donne contemporaneamente, senza rinunciare a nessuna parte di sè stesse, anzi facendo sì che ogni aspetto stimoli gli altri in una crescita ed evoluzione continua.

 

“-Cosa temi, mia signora?
-La gabbia: stare dietro le sbarre finché l’abitudine e la vecchiaia le accettino e ogni occasione di valore sia diventata un ricordo o un desiderio.”

– Eowyn

 

Judy Abbott – Papà Gambalunga

altro classico del ‘900, ma decisament fuori dalle righe. In un mondo letterario popolato da bambine prodigio, perfette signorine e piccoli Lord a scopo, diciamo, educativo, spicca La protagonista del romanzo epistolare Papá Gambalunga.

Non esistono film su questo meraviglioso romanzo (a parte un vecchio musical e l’omonimo cartone animato) Speriamo che qualcuno vi ponga rimedio!

Judy Abbott, grazie ad un tema particolarmente dissacrante e ironico sull’orfanotrofio dove è cresciuta, attira l’attenzione di un ricco benefattore che decide di finanziare i suoi studi all’universitá. Judy da quel momento inizia una nuova vita fatta e inizia a scrivere al suo nuovo tutore senza ricevere che laconiche risposte (rarissime) dal segretario di quello che lei chiama “Papà Gambalunga”. Judy, nonostante la vita non troppo felice che ha vissuto, ha imparato a trasformare con l’umorismo, l’ironia e la fantasia la sua vita. Sarebbe comodo per lei, ora che ha trovato qualcuno disposto a finanziarla, a pagare i suoi studi e fornirle anche una piccola cifra per le sue esigenze personali, appoggiarsi e lasciarsi cullare dalla nuovamente situazione di benessere. Invece lei studia, si dà da fare, ottiene una borsa di studio e un lavoro estivo come istitutrice, il tutto contro la volontá del suo benefattore, che vorrebbe provvedere a lei in tutto e per tutto. Lei non cede sulle questioni di principio, anche se accetta piccoli regali che la fanno sentire come tutte le altre ragazze che hanno alle spalle una famiglia benestante. Judy è ironica, brillante, sarcastica, affamata di una vita normale, talvolta invidiosa e malinconica. In due parole: molto umana. È facile immedesimarsi in Judy, nella sua onestá e nel suo profondissimo desiderio di riscatto. Judy desidera riuscire, non rifiuta l’aiuto che le viene dato ma si propone di restituire quanto ricevuto. Con il suo coraggio, Judy ci insegna che non è sbagliato accettare aiuto, che non bisogna dimenticarsi del buono che si è ricevuto e che spesso trovare il lato divertente di una situazione sgradevole può tenerci a galla quanto basta per uscirne. Judy è una vera forza di ironia e caparbietá.

Quando la gente rotea gli occhi e li alza verso il cielo dicendo: “Forse tutto questo è per il nostro bene”, mentre sono assolutamente certi che non è così, la cosa mi fa infuriare. L’umiltà, o la rassegnazione, o in qualsiasi altro modo tu la voglia chiamare, è semplicemente inerzia. Io sono per una religione molto più militante!

– Judy Abbott

 

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