Oggi voglio parlarvi di un film uscito in realtà nel 2017, ma che io ho recuperato solo recentemente. Si tratta di Tonya (in inglese I, Tonya), biopic sulla vita della pattinatrice su ghiaccio statunitense Tonya Harding, che nel 1994 venne coinvolta in uno scandalo che stroncò definitivamente la sua carriera sportiva.
Ecco, se qualcuno mi avesse detto che avrei guardato questo film e che l’avrei trovato molto molto bello, gli avrei riso in faccia. Chi? Io? Guardare un film su una sportiva, sicuramente pieno di smancerie e discorsi su quanto lo sport tempri il carattere e aiuti a superare le difficoltà della vita?
Mai pregiudizio fu più sbagliato. Se vi aspettate una storia motivante alla Walter Bonatti o Bebe Vio, scordatevela, siamo proprio su un altro livello. Ecco perchè questo film mi è piaciuto così tanto
Happy ending? No grazie
Essendo un film biografico (a quanto dicono gli esperti molto aderente alla vita della vera Tonya Harding), non faccio spoiler partendo dalla fine.
Tonya, stella del pattinaggio americano negli anni 90, vede la sua carriera stroncata nel 1994. Un giorno di quell’anno, infatti, un uomo colpisce la sua diretta rivale, Nancy Kerrigan, con una spranga di ferro, massacrandole il ginocchio e facendo sì che non possa partecipare alle qualificazioni per i Campionati nazionali di pattinaggio su ghiaccio. In tempo zero i sospetti ricadono su Tonya e sull’ex marito Jeff Gillooly, che vengono accusati di aver assoldato l’uomo che ha compiuto quel gesto così violento, con il fine di togliere di mezzo l’unica altra pattinatrice americana che potesse competere con Tonya.
Le viene concesso un rinvio del processo in vista delle Olimpiadi invernali – in cui gareggiano sia lei che Nancy Kerrigan, ripresasi dall’aggressione, ma, mentre l’esibizione di Tonya è penosa, la rivale si piazza al secondo posto e vince la medaglia d’argento.
Tonya, che si è sempre professata innocente, viene condannata dai giudici e non potrà mai più tornare a pattinare, essendo stata bandita per sempre dalla federazione statunitense di pattinaggio.
Ho amato il modo in cui una vicenda – umana e processuale – così drammatica è stata resa nel film. Tutto il film è divertente ed ironico, ma questa parte a mio avviso è stata resa molto bene, coltivando il giusto distacco tra opera artistica e fatti reali. La regia ha infatti scelto (coraggiosamente?) di non rinunciare al registro ironico e scanzonato che ha caratterizzato la pellicola, anche trattando un tema così spinoso. Ne risulta un ritratto dissacrante dei tipi umani coinvolti nell’aggressione: Tonya, feroce, fragile ed ambiziosa, l’ex marito, violento e pericoloso, la guardia del corpo, idiota e machiavellica – sembrano tutti personaggi di una banda criminale sgangherata. Il che, purtroppo, ha avuto delle conseguenze molto pesanti sulla vita di Tonya.
Come si diventa Tonya
Ma poi chi è questa benedetta Tonya? Il film infatti ripercorre la sua vita dai 4 anni d’età in poi. Vediamo un’infanzia e un’adolescenza squallide, vissute all’ombra di una madre tiranna che la costringe a fare allenamenti su allenamenti perchè non è mai abbastanza brava. Tonya pattina come è abituata a vivere: feroce, sboccata, senza grazia. In uno sport tutto pailettes e visi angelici, viene vista male praticamente da chiunque, ma la sua bravura le permette di arrivare in alto. E l’amore? Casca male anche qui! Si sposa con il primo fidanzato, lui la picchia, lei scappa, si prendono, si mollano, si riprendono, tanto che comunque lui lo troviamo al fianco di lei anche durante il processo, nonostante a quel punto sia “ex” marito da tempo. La bellezza di questa storia (prendiamola per questo, una bella storia, non una biografia) è proprio qui: Tonya fa tutto quello che la gente non si aspetta da lei, risponde male, si arrabbia, litiga coi giudici delle gare. Impossibile non amarla ed odiarla allo stesso tempo. È una ribelle, nel senso non edulcorato e sentimentale del termine: è una di quelle che ti stanno sulle scatole dal primo sguardo perchè non fanno mai quello che viene detto loro. Ma è anche maledettamente brava a pattinare e questo i giudici non possono negarlo. Vince le gare perchè è la prima donna statunitense ad effettuare un triplo axel. Se ti stai chiedendo cosa sia, ecco la spiegazione for dummies: mentre pattina, salta, staccando prima un piede dal ghiaccio poi l’altro, gira tre volte su se stessa e riatterra con l’altro piede. Insomma non so voi, io a volte faccio fatica a fare gli scalini, questa roba è spaventosa! Tonya, in questo modo, diventa anche il simbolo di tutte quelle ragazze che devono farsi il culo al quadrato per essere veramente apprezzate. Perchè, se sei la migliore in assoluto, alla fine dovranno riconoscertelo.
Un film convincente
La cosa che è piaciuta di più è stata proprio la sceneggiatura. Stringente, ironica, serrata, ha un ritmo pazzesco, non cede mai alla lacrima facile, anzi. E la colonna sonora è rock al punto giusto, sottolineando la frenesia della vita della protagonista. È un film che non si rilassa quasi mai, se non per prendere il giusto respiro. Per me, guardarlo è stato come bere un bel boccale di birra dopo un periodo di astinenza: te lo gusti tutto e non è mai di troppo. Vorrei che ci fossero più film così, capaci di restituire una storia complessa con ironia e leggerezza, e un pizzico di ferocia.
Ah, e Margot Robbie (cioè Tonya) è f e n o m e n a l e. L’avevo sempre considerata pochissimo, ma dopo questa prova (per la quale è stata giustamente candidata all’Oscar) la terrò d’occhio il più possibile. A proposito, è stata al cinema da poco con Maria, Regina di Scozia, dove interpreta Elisabetta I! Se invece volete recuperare Tonya, lo trovate su Chili, su YouTube e su Google Video, sempre tra i 3,5€ e i 4€.
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Ricercatrice universitaria, quindi la sua vita è fatta di ansia, procrastinazione e studi di genere.
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