Chi di voi soffre di fame nervosa? Alzate le mani, su! Io ne soffro anche se in maniera non grave, per capirci non svuoto la dispensa, ma spesso mangio in relazione alle mie emozioni. È un aspetto di me di cui sono consapevole e che per fortuna non mi ha portato grossi problemi, appunto, si tratta di un problema limitato e non voglio certo paragonare il mio disagio con quello di chi soffre di veri e propri disturbi come il binge eating. Tuttavia qualche mese fa ho deciso di darci un taglio, perchè voglio sentirmi più forte e diventare indipendente nel rapporto emozioni-cibo.
Mi ha aiutata tantissimo un libro, ed è proprio di questo che voglio parlarvi oggi. Si tratta di “50 modi per vincere la fame nervosa” della psicologa Susan Albers – che, lo so, ha un titolo orrendo da manualetto tutta fuffa. E invece, sorpresa! Il libro non è affatto fuffoso, anzi, spiega in maniera divulgativa le ragioni che stanno dietro alla fame nervosa e poi affronta diverse tecniche per aiutare a superarla. I 50 modi citati nel titolo diventano 50 excursus all’interno di questo problema, del quale la Albers fornisce moltissimi strumenti per combatterlo. Mi è piaciuto perchè mi ha permesso di capire meglio il problema e allo stesso tempo mi ha fornito soluzioni pratiche che potevo mettere subito in atto.
Prima di raccontarvi alcune tecniche che mi sono rimaste particolarmente impresse, vorrei specificare che all’inizio del libro c’è una spiegazione, dettagliata ma accessibile, dei vari tipi di fame nervosa e delle possibili motivazioni per cui una persona l’ha sviluppata. Sicuramente io rientro nella tipologia di persone che mangiano per “digerire” le emozioni, non solo quelle negative. Questo significa che devo prestare più attenzione di altri tipi che, per esempio, mangiano solo per stress. Il mio è il tipico caso di chi mangia se ha avuto una brutta giornata, ma mangia pure se la giornata è stata particolarmente bella (!), per esempio se ha visto degli amici o ha fatto cose interessanti: mangiare diventa un modo per “festeggiare” la giornata appena trascorsa. Insomma, un po’ come abbiamo già detto in questo post dedicato al cibo e ai giochi di ruolo. Il che diventa un problema se, per esempio, si sta cercando di perdere peso e non si capisce perchè non ci si riesce (problema di cui abbiamo già parlato qui). Tutto questo mi ha aiutata a comprendere meglio le sfumature del mio problema e mi ha resa molto più consapevole.
Un altro aspetto su cui l’autrice insiste molto è la capacità di ascoltarsi, sopportare il disagio (cioè l’emozione negativa che stiamo provando) e autoconfortarsi con qualcosa che non sia il cibo. Queste fasi sono tutte ugualmente importanti per riuscire a captare veramente quello che la nostra fame nervosa sta cercando di dirci. Il consiglio della Albers è infatti quello di esercitare le tecniche suggerite nel libro il più possibile, anche quando non si ha fame o non si è stressati: è l’unico modo per renderle naturali e poterle tirare fuori nel momento del bisogno come il coniglietto dal cappello. Senza una fase di sperimentazione, test, assestamento e ripetizione, certe azioni o modelli mentali non ci verranno mai in automatico. Sarebbe troppo pretendere da noi stessi di usare lo strumento giusto al momento giusto senza esserci mai esercitati prima! Un po’ come pensare di seguire una dieta dimagrante ed essere felici: ma se ci riesce Pamela, possiamo riuscirci tutte.
Detto questo, vi vorrei svelare le tre tecniche che mi sono piaciute di più:
Inventario delle attuali capacità di auto-conforto contro la fame nervosa
È una delle prime tecniche suggerite nel libro, proprio perchè non prevede imparare cose nuove, ma fare un vero e proprio inventario di quelle già a nostra disposizione. Partendo dal presupposto che la fame nervosa è un modo per autoconsolarsi e autoconfortarsi, quali altre tecniche sappiamo già usare per ottenere lo stesso fine senza toccare cibo? Soprattutto, mi è piaciuto che l’autrice cali questo esempio nel concreto. Il suo consiglio è stilare questo inventario prima di una giornata particolarmente stressante, di quelle che sappiamo già possono andare a finire a Netflix&biscotti per consolarci. Questo tip mi è piaciuto moltissimo perchè si sposa bene con la mia mentalità organizzatrice e pianificatrice (agendite a me!) e riduce di molto il mio senso di stress verso il “sarà una giornata di m****, sicuramente sgarrerò, me tapina”.
Contare i cinque sensi
Questa tecnica permette di distrarci dal pensiero del cibo e lasciar passare la fame nervosa, che di solito se ne torna da dove è venuta in un tempo relativamente breve. Il consiglio è semplicissimo e mi piace proprio per questo, è possibile attuarlo ovunque, al lavoro, sui mezzi, a casa, mentre camminiamo, mentre siamo in compagnia! Si tratta di fare un check dei cinque sensi e controllare cosa “stanno facendo”: che odori sto sentendo in questo momento? Che cosa vedono i miei occhi? Quali suoni ci sono intorno a me? Che cosa toccano le mie mani, su cosa appoggiano i miei piedi? Sento qualche gusto particolare? Queste semplici domande permettono di riportare la mente nel presente e lasciarle un po’ di respiro, quel tanto che basta per dimenticarsi la voglia improvvisa di Nutella, almeno.
Nel dubbio, ridi!
Anche questa tecnica mi è piaciuta perchè è così semplice: nel dubbio, fatti una bella risata. Anche se sei di umore nero? Sì, soprattutto! Vai in bagno e prova a sorridere, anche se ti senti l’umore sotto le scarpe e vorresti sprofondare sotto terra. Ridere per fortuna è contagioso, non solo tra persone ma anche su noi stessi: prova ad abbozzare una risata e vedrai che ti verrà più naturale di quello che pensi. Ridere riduce i livelli di stress e, come la tecnica precedente, permette di allontanare quel tanto che basta i pensieri negativi.
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Odia: le brioche con poco ripieno, il lunedì mattina e il piumone freddo d’inverno.