Oggi voglio parlarvi di questa meravigliosa pratica che ho scoperto durante la quarantena: la Mindful Eating.  L’ho scoperta grazie a questo libro, che mi è piaciuto molto, anche se non ho avuto il tempo di leggerlo tutto e di fare uno per uno gli esercizi proposti. Proprio per questo ho deciso di acquistarlo, rileggerlo con calma e provare l’intero percorso così com’è strutturato dall’autrice e per questo motivo il titolo del post è “Sta cambiando” e non “ha cambiato”. Anzi, se hai già provato la Mindful Eating o hai un rapporto conflittuale con la tua alimentazione, raccontacelo nei commenti, confrontiamoci insieme!

Che cos’è la Mindful Eating

La Mindful eating è una pratica di autoconsapevolezza che insegna a sentire le esigenze del proprio corpo, quando la fame è tanta o poca, quando si ha bisogno di sali minerali, di liquidi, ma anche se il dolcetto che stiamo desiderando tanto lo vogliamo perchè il nostro corpo desidera qualle calorie (abbiamo mangiato abbastanza, durante la giornata?) oppure se si tratta di una soddisfazione che vogliamo prenderci per tirare un po’ su l’umore, o ancora se con quel dolcetto perfetto stiamo cercando di saziare uno degli altri tipi di fame, per esempio quella del “bello”.
Esistono infatti, secondo l’autrice, diversi tipi di fame che dobbiamo soddisfare, oltre a quella dello stomaco, per esempio la fame del bello, già citata prima, che è quella che ci fa desiderare tutti quei cibi pucciosi e instagrammabili, anche se sappiamo che magari il gusto non è un granchè. Esiste la fame del suono, che è quella che ci fa sgranocchiare con soddisfazione le patatine in pacchetto (le mangereste, se fossero umide e molliccie?) gradire la copertura croccante del cioccolato sopra un gelato o la consistenza di certe fritture. Esiste una fame della mente, che necessita di sapere che stiamo mangiando cibi buoni secondo la scienza, e che ci fa sentire in colpa se mangiamo i cibi cattivi (ma attenzione, la fame del cervello è sensibile alle informazioni esterne, che possono modificarsi con il tempo, le nuove scoperte scientifiche e tanti altri fattori socio-culturali, per esempio “la carne fa bene/la carne fa male” “il sale fa bene/il sale fa male” “i carboidrati fanno bene/i cabroidrati fanno male” e via discorrendo).
L’autrice garantisce che, alla fine della lettura del libro, saremo molto più autonomi e consapevoli nello scegliere, gestire e concederci il cibo, sia quando si tratta di dolci, che di riconoscere di quante proteine il nostro corpo ha bisogno.

La mia esperienza con la Mindful Eating

La mia esperienza è ovviamente, per ora solo parziale, non avendo ancora terminato il libro e non avendo completato gli esercizi proposti.
Che cosa ho fatto, dunque?
Ho iniziato a concentrarmi sul cibo che stavo mangiando, cercando di fare attenzione ai segnali che mi stava dando il mio corpo. Mi piace quello che sto mangiando? Voglio mangiare un cibo caldo o un cibo fresco? Ho voglia di verdure croccanti oppure ho fame di salato? Con il passare dei giorni mi sono resa conto che di tanto in tanto avevo “voglie strane” ben distanti dai miei gusti personali, in particolare ho avuto per due giorni un fortissimo desidero di carne cruda (non sono amante della carne e cruda poi mi nausea; io cuocio fino a farla diventare una soletta, se proprio…). Ho imparato a smettere di mangiare “perchè me lo dice l’orologio” ma ad ascoltare le sensazioni del mio corpo, mangiando quindi meno di quanto non avrei fatto normalmente, invece, “fidandomi” della fame della mente (devi fare tre pasti al giorno!) e nonostante ciò non ho mai avuto fame, anzi! Spesso ho accusato una sgradevole sensazione di sazietà un po’ troppo pronunciata e mi sono resa conto che in certe occasioni, spinta dalla distrazione o dalla fame eccessiva data dall’aver managiato troppo tardi per cause di forza maggiore, mangiavo troppo.
Proprio per questo motivo, sono rimasta molto colpita dai risultati ottenuti con una minima concentrazione e vorrei imparare a mangiare consapevolmente nella maggior parte dei mie pasti (diciamo il 90%) al di là di un discorso legato al peso, soprattutto per la meravigliosa sensazione di non avere mai mai mai fame (incredibile, per me! Ovviamente questo accade solo se mi concentro a tutti i pasti durante una giornata) e la meravigliosa sensazione che non sia il desiderio di cibo a controllarmi, ma che sia invece un percorso naturale e quasi per nulla accidentato.
Per intenderci, io sono quel tipo di persona che se sa che c’è del cioccolato in casa, non avrà pace fino a che non lo avrà finito, questo a prescindere da quanto io abbia o non abbia mangiato. Ebbene, dopo un mesetto di questa pratica più o meno costante, il cioccolato e i miei soliti dolcetti erano ancora lì, intonsi. Non avevo avuto bisogno di mangiarli, perchè il mio corpo mi aveva richiesto altre cose. Questa sensazione per me già da sola vale la candela!

Vantaggi della Mindful Eating

Se sei come me, sarai il tipo di persona che alla parola “dieta” sente subito una sgradevole sensazione di fame, e che alla frase “una mela per spuntino” fugge urlando, probabilmente rifugiandosi in una pasticceria. Ecco, se i regimi restrittivi non sono proprio proprio il tuo forte, se hai uno stile di vita molto dinamico e mangi spesso fuori per piaciere o per lavoro, sicuramente seguire una dieta con il classico controllo delle calorie sarà per te un po’ più complicato. In questo caso la Mindful Eating è molto più flessibile di un classico regime alimentare (infatti non lo è!) e acquisendo la giusta consapevolezza potrai ordinare qualsiasi cosa il tuo corpo ti stia chiedendo da qualsiasi bar/ristorante. Se odi avere la sensazione di fame che a volte il controllo calorico può dare dal punto di vista psicologico (ecco, non posso mangiare più di così!)allora apprezzerai la sensazione di sazietà che si acquisisce con questa consapevolezza alimentare. Ma anche se hai la sensazione di dover stare a dieta per dimagrire, in quel caso ti rimando alle nostre riflessioni qui.

Quando trovo difficile praticare la Mindful Eating

Fino a qui, sembra tutto meraviglioso, vero? Nessun conteggio di calorie, nessuna dose o quantità a cui attenersi, niente ricette complicate o peggio, tristi (chi è che non si è mai autopunito con il petto di pollo ai ferri con verdure e un cucchiaino di olio prescritto da tutti i giornali per “rimediare”ad una mangiata del giorno precedente?)
Praticare la Mindful Eating però non è così semplice da fare sempre e ovunque. Ecco le situazioni in cui mi sono trovata a non accorgermi quasi per nulla di ciò che stavo mangiando:

  • A pranzo/cena con gli amici: durante le conversazioni io non riesco a stare concentrata sul cibo. Parlo, penso, rispondo… faccio qualsiasi cosa ma non penso troppo a cosa sto mangiando. Il risultato è che, nelle occasioni sociali, finisco con il mangiare più di quanto il mio corpo abbia bisogno, e mi ritrovo sgradevolmente troppo piena. Un grande classico, mangiare e sgranocchiare cibi mentre si gioca a D&D
  • Quando ho molta fame: per orari di lavoro o imprevisti, mi può capitare di mangiare molto tardi, o comunque molto più tardi di quando vorrebbe il mio corpo. Spesso in quesi casi tendo ad essere vorace, divorando quello che ho a disposizione per poi ricordarmi di essere una pacata mangiatrice consapevole(!) solo a pasto terminato. Ovviamente, anche in questi casi, finisco con il mangiare troppo!
  • Quando sono molto stanca: se le energie stanno a zero, tendo ad ignorare il mio corpo che chiede magari un bel piatto di verdure composto e mi butto invece su una veloce fettina di carne, oppure pane e formaggio, pane e salumi, insomma tutto ciò che c’è di semplice e facile da arraffare nel frigo e che sia pronto in pochi minuti. Il risultato è che non ascoltando ciò di cui ha bisogno il mio corpo, finisco con il mangiare più di quello che vorrei, “cercando” le sostanze che mi sto negando, magari regalandomi un dolcetto che di solito acquieta (malamente) tutte le esigenze! Un grande aiuto, in questo senso, arriva dalla pianificazione di un menù settimanale, che mi permette di avere dei cibi gustosi già pensati o già pronti.
  • Quando mangio al ristorante: anche se so perfettamente di essere piena, non riesco a lasciare quel cibo nel piatto, mi sento colpevole di averlo “pagato e sprecato”, quindi lo finisco, anche se non ho più fame!

Per chi è (e per chi no!) adatta la Mindful Eating

Secondo l’autrice, per chiunque. Secondo me non è proprio così. Il nostro mondo infatti ha distorto davvero tanto il nostro approccio al cibo e non lo ritengo assolutamente adatto in caso di problemi alimentari, di anoressia, bulimia, binge eating e qualsiasi altro tipo di disordine, anche accennato. In quel caso la “fame della mente” prenderebbe sicuramente il sopravvento e peggio darebbe l’idea di stare facendo tutto giusto. Se soffri di uno di questi disturbi, la cosa migliore è farti seguire da figure esperte, prime tra tutti uno psicologo o uno psicoterapeuta.
Stessa cosa nel caso di dipendenza da alcuni cibi, da zuccheri, carboidrati e da un’eccessivo consumo di junk food, che sfalsano le percezioni corporee. Lo sconsiglio anche a chi non ha una familiarità con le proprie sensazioni almeno accettabile, perchè “sentire” di cosa si ha bisogno quando non si è in grado, porterebbe solo a tanta frustrazione. Non è sicuramente adatta a chi ha bisogno di avere per qualsiasi motivo (mancanza di consapevolezza, autocontrollo, eccessive situazioni sociali o semplicemente per carattere) sotto controllo quantità e macronutrienti.
La trovo perfetta invece per chi ama un approccio flessibile, per chi si sta già riconnettendo con il suo corpo e le sue sensazioni. Per chi ha già una base alimentare buona senza troppi sbilanciamenti in termini qualitativi e di variabilità alimentare e vuole migliorare l’aspetto quantitativo. Per chi in teoria “sa mangiare bene” ma non lo fa perchè ha un modo di nutrirsi legato all’emotività e/o allo stress, per chi odia le diete, pesare gli almeni e contare le calorie. Per tutti quelli come me, che alla parola Dieta stanno già ordinando una porzione grande di patatine con tripla maionese per scongiurare l’orticaria su tutto il corpo!

Questa è la mia esperienza con la Mindful Eating! E tu? Sei sempre a dieta o sei così fortunata da saper già come mangiare per stare bene?

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