È stato il fenomeno del 2018, primo nel suo genere ad avere così tanto successo, Bohemian Rhapsody ha portato i biopic musicali al grande pubblico. Forse cavalcando questo successo, forse perché il progetto è stupendo quest’anno è uscito sul grande schermo Rocket Man, la storia della vita di Elton John. 

Amo la musica, ma sia i Queen che Elton John non sono fra i miei gruppi preferiti. Intendiamoci, penso che abbiano fatto entrambi la storia della musica e conosco i loro successi, ma non li seguo (o il termine migliore potrebbe essere stalkero) come faccio con i The Cure per esempio. Quindi di entrambi sapevo il minimo sindacale, non avevo neanche mai capito la vera etnia di Freddie fate voi. Comunque, mi sono piaciuti tantissimo e penso sia interessante fare qualche riflessione e qualche confronto su come sono state realizzate le due opere.

Vi spoilero subito una cosa: mi è piaciuto nettamente di più Rocket Man. Perché è più fiction, più spettacolare, più teatrale. Ma appunto è tutta una questione di gusti e di scelte stilistiche.

Bohemian Rhapsody è un film didascalico e narrativo. Ritrae molto  bene quello che erano le due facce di Freddie Mercury: il performer e l’uomo. Un duplice racconto che mette in relazione stretta la spettacolarità della loro musica rispetto al desiderio di tenersi stretta l’intimità della vita privata. La scoperta della malattia e la condivisione al gruppo della consapevolezza di non essere un dio immortale, come invece voleva mostrarsi sul palco, è estremamente toccante.

Ho usato il termine didascalico perchè ho apprezzato tantissimo l’attenzione degli attori, Rami Malek per primo, nel ricreare le movenze e la presenza sul palco del gruppo. Basta cercare online il video del famosissimo Live AID per apprezzare quanto sono stati attenti ai dettagli, dai costumi alle inquadrature. C’è da dire sul protagonista che, anche avendo fatto un lavoro eccezionale per quanto riguarda la recitazione, ho trovato che la differenza di “fisicità” con il vero Freddie lo abbia svantaggiato. Rami infatti è un ragazzo abbastanza esile e piccolo di statura rispetto al vero Mercury, e la differenza si notava, in aggiunta ho trovato forzata la scelta del makeup di ingrandire così tanto la dentatura, che pareva infastidire quasi l’attore durante le scene.

Rocket Man invece ha una scrittura diversissima, onirica e con uno stampo che strizza l’occhio al musical. I costumi sono pieni di pailettes e piume, gli attori sono ballerini e cantanti. Ben rappresenta l’animo di Reggie, il vero nome di Elton John, un timido ragazzo cicciottello inglese dal talento per la musica talmente straordinario da essere notato persino da i suoi noncuranti genitori e la sua ambivalenza di straordinario showman, che necessita di abiti di scena estremi per nascondere il suo animo tormentato.

Il film racconta la storia di Elton John fin da bambino prodigio, l’ascesa al successo e il rapporto complicato con il suo manager-amante (Richard Madden, il Re del Nord di GOT!) che lo porterà ad una dipendenza da droga e alcool. Tutto narrato con le sue canzoni, reinterpretate dal bravissimo Taron Egerton, che non ci fa rimpiangere neanche un attimo il vero autore. Rocket man ha la bellezza visiva e la potenza narrativa di Moulen Rouge, l’ho pensato dai primi attimi della pellicola, e ha conquistato il mio cuore!

Vi lascio con una chicca:
In Bohemian Rhapsody, la canzone che da il titolo al film viene rifiutata da un produttore, interpretato da Mike Mayers, il famoso Wayne di Fusi di Testa, facendo una citazione proprio della famosissima scena della macchina… Beh, geniale!

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