Abbiamo chiesto a Davide Defilla, nostro amico e competente psicologo, di parlarci di bullismo, per affrontare questo delicato argomento nella maniera più completa possibile (eh sì, era evidentemente necessaria una mano esterna!). Questo è il secondo post dedicato a questa problematica (se ti sei perso il primo, lo puoi recuperare qui!). Se nel primo abbiamo visto chi sono i bulli, ora scopriamo chi sono le loro vittime, per poter meglio conoscere queste dinamiche e poterle combattere. Lasciamo la parola a Davide!
Come riconoscere le potenziali vittime di bullismo
Non tutti i ragazzi o i bambini sono ugualmente a rischio bullismo. Il bullo sovente non è uno stupido che prende di mira a caso la sua vittima in qualsiasi circostanza. Anzi, spesso si tratta di individui astuti, con buone capacità socio-relazionali, che scelgono accuratamente i bersagli delle loro angherie così come i tempi e i modi per mettere in atto i loro comportamenti aggressivi. Se la potenziale vittima è in grado di difendersi da sola o con l’aiuto degli amici il carnefice viene privato del piacere malsano di esercitare il proprio potere su di essa e ogni prevaricazione viene neutralizzata sul nascere. Questo porta soprattutto il bullo pianificatore a scegliere accuratamente la propria preda.
I più a rischio in assoluto sono le persone passive. Si tratta di individui timidi, riservati, piuttosto isolati socialmente, che appaiono fisicamente più deboli dei bulli e privi di capacità difensive. Tendono a stare in disparte, godono di scarso prestigio sociale, appaiono timorosi e fragili emotivamente e spesso privilegiano la compagnia degli adulti a quella dei propri pari. In alcuni casi sono soggetti che hanno già alle spalle una storia di prevaricazioni e soprusi e possono aver interiorizzato il ruolo di vittima ponendosi nei confronti degli altri in una posizione relazionale di sottomissione e resa volontaria.
A fianco di questa categoria troviamo, meno numerose, le vittime provocatorie. Si tratta di bambini o adolescenti che di fronte alla frustrazione della sconfitta o alla tensione del conflitto, non sono in grado di reagire in maniera sufficientemente controllata dal punto di vista emotivo finendo col risultare antipatici o ostili agli occhi dei pari. Spesso non sono capaci di rispettare le regole dei giochi o di portarli a termine come gli altri, tendono ad attirare l’attenzione su di sé in modo maldestro o temporalmente inopportuno, non sanno rispettare i turni della conversazione e pertanto la loro presenza finisce per essere mal tollerata. Questi aspetti caratteriali e comportamentali li rendono facile preda di atteggiamenti vessatori e intimidatori tipici del bullismo.
Cosa succede a chi è vittima di bullismo
Riconoscere una vittima di bullismo non è un problema di immediata risoluzione, in particolar modo all’inizio del processo. Eppure ad un occhio attento si possono presentare alcuni segnali di disagio emotivo che non sono immediatamente riconducibili a questo tipo di dinamica, ma rappresentano un campanello d’allarme da non sottovalutare. Vediamone insieme i più comuni:
• Problemi fisici ascrivibili ad un possibile stato ansioso come mal di stomaco, mal di pancia, giramenti di testa, nausea, vomito, diarrea. Questi segnali sono da prendere ancor più in seria considerazione se si presentano al mattino prima di andare a scuola;
• Fenomeni di regressione ad età precedenti come difficoltà ad addormentarsi da soli, incubi notturni con risvegli precoci, enuresi notturna;
• Calo dell’umore che può esprimersi sotto forma di ridotta interazione sociale, di fuga nel mondo virtuale, di aumento nell’uso di apparecchiature elettroniche o in altri casi di un aumento dell’irrequietezza motoria;
• Peggioramento della qualità del sonno non dovuta ad altri fattori ambientali;
• Ritiro sociale e ricerca attiva di isolamento come rifiuti a partecipare ad uscite, feste, gite scolastiche;
• Difficoltà di concentrazione e calo del rendimento scolastico.
Il fatto che un bambino o un ragazzo manifestino uno o più di questi sintomi non significa automaticamente che soffra di bullismo. Si tratta di segni aspecifici che possono presentarsi in diverse situazioni di vita e richiedono pertanto un approfondimento e un monitoraggio da parte delle figure di riferimento per individuarne le cause.
Se già questi fenomeni non vanno trascurati vi sono però altri segnali, più strettamente collegati al fenomeno, che richiedono un livello di guardia più elevato da parte di genitori e altre figure di riferimento. Occorre prestare molta attenzione se il bambino o il ragazzo:
• Compie strani percorsi per spostarsi da casa a scuola e viceversa: alcune vittime per evitare i propri carnefici percorrono vie alternative rispetto alle solite abitudini, allungando talvolta il proprio tragitto;
• Torna a casa da scuola continuamente con ferite e/o abiti strappati senza fornire spiegazioni plausibili e con una frequenza anomala;
• Perde soldi o ne chiede in continuazione: non è insolito che le vittime finiscano per subire piccoli atti di estorsione come la sottrazione dei soldi della merenda tramite minacce o percosse;
• Compie atti inconsueti come rubare oggetti o marinare la scuola: se episodi isolati possono far parte del normale processo di crescita, occorre far attenzione se la frequenza aumenta in maniera sospetta;
• Presenta improvvisi e ingiustificati scoppi di rabbia, possibile espressione del rancore e del risentimento della vittima che non potendosi ribellare contro le prevaricazioni e le vessazioni, esplode a scoppio ritardato;
• Evita di rispondere al genitore quando questi gli rivolge delle domande per la paura di ritorsioni da parte del bullo.
Quelli appena elencati sono i segni visibili che possono essere riconducibili al fenomeno del bullismo. Ma cosa accade internamente alla vittima? Cosa succede nell’intimo di una mente che è soggetta a continue sollecitazioni violente del tipo precedentemente descritto?
Per riferirsi alla condizione emotiva del bullizzato gli esperti utilizzano il termine “deumanizzazione” . Si tratta di un fenomeno infido e terribilmente pericoloso per il quale la vittima finisce con il ritenersi in qualche modo responsabile delle angherie subite. Rabbia, frustrazione, senso di impotenza lasciano spazio progressivamente ad uno strisciante senso di colpa che va ad intaccare le dimensioni più intime del senso di sé e del proprio valore personale. La vittima comincia a sentirsi “sbagliata” e questo vissuto, inizialmente riferito solo ad alcuni suoi aspetti o comportamenti, si estende in maniera subdola alla globalità dell’io, facendo sorgere sentimenti di indegnità personale che in casi estremi possono condurre anche a comportamenti autolesivi o al suicidio.
Il Dott. Defilla si è laureato in Psicologia nel 2006 presso l’Università degli studi di Torino e si è specializzato in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale nel 2013 presso il Centro Clinico Crocetta di Torino dove nel 2014 ha conseguito un Master quadriennale in Sessuologia Clinica.
Ha conseguito inoltre la qualificata di psicoterapeuta emdr dopo aver effettuato il corso di perfezionamento di 1 e 2 livello
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