crescita personale

Quest’anno ho deciso che avrei dedicato un po’ di post a parlare di crescita personale, cosa che sto già facendo su Instagram da qualche tempo. Ma prima di tutto sentivo l’esigenza di raccontarvi un po’ la mia storia (inserire musica melodrammatica in sottofondo): non che sia particolarmente interessante, ma penso possa aiutare a capire perchè sono arrivata a dire quello che dico della crescita personale.

Non mi interessa in questa sede andare a chiarire che cosa sia crescita personale e cosa no (del resto, non è scienza esatta, quindi…), mi limito a dire che se siete tra quelli che pensano che la crescita personale sia quella cosa da sfigati, probabilmente avete un’idea abbastanza distorta di che cosa sia in realtà, e altrettanto probabilmente nella vostra vita di tutti i giorni usate in maniera inconsapevole tantissime tecniche proprio di crescita personale.

Allo stesso modo vorrei però chiarire che quando parliamo di crescita personale parliamo di strumenti che possono essere applicati nella nostra vita quotidiana a seconda del risultato che vogliamo ottenere. La parola chiave qui è strumenti. Uno strumento, per sua natura, non è un fine: il fine è l’obbiettivo che vogliamo raggiungere. Non cerco di pulire il pavimento con un martello e non penso di spostarmi con un ferro da stiro a vapore (anche se l’immagine mi risulta divertente), allo stesso modo non colleziono 983492 bottiglie di detergente per i piatti (mi auguro) alla ricerca della migliore, mi accontento della prima che funziona.

crescita personale

Fatte queste due precisazioni importanti, è il momento quindi di raccontarti quando e come la crescita personale e la piccola (ma dove?) Giulia si sono incontrate!

Il mio incontro con l’universo della crescita personale risale ai primi anni di università. L’impatto con il vivere da sola, lontana da casa per la prima volta, con tutti i problemi che le matricole fuorisede affrontano e in più qualche problema mio personale (che ha fatto esclamare a più di una persona “ma davvero ti è successo X, e Y, e anche Z!?”) hanno reso il mio inizio all’università a dir poco difficile. Oltre ad iniziare una terapia psicologica all’inizio del secondo anno, sentivo anche l’esigenza di strumenti pratici e concreti per cercare di rimettere insieme la mia vita, che in quel momento mi sembrava sempre più un puzzle senza senso, a cui qualcuno aveva anche rubato dei pezzi.

In quel periodo ho scoperto il metodo Flylady, che mi è stato utile per imparare a gestire le incombenze domestiche (ne ho parlato tanto anche qui sul blog). Insieme ai vantaggi pratici, però, ho iniziato a capire che quelle piccole routine mi stavano dando anche qualcosa in più: la sensazione di struttura nella mia giornata, e di conseguenza nella mia vita, il senso di auto-efficacia, l’idea che potevo imparare ad essere una persona diversa tramite piccole azioni ripetute ogni giorno.

crescita personale


Da lì sono approdata alla crescita personale vera e propria, soprattutto grazie al blog di Andrea Giuliodori, e ho scoperto la tecnica del Pomodoro, la disciplina, la pianificazione, ho iniziato ad usare agende e calendari, a fare piani per arrivare agli obbiettivi che desideravo. Era una crescita personale basata tutta sulla disciplina, sullo sforzarsi di fare sempre un po’ di più: ora ho un atteggiamento critico verso questa idea, ma allora era quello che mi serviva. Dal rinunciare al primo fallimento ho imparato a perseverare e ho imparato a gestire il tempo, non semplicemente a lasciarmi vivere. Questo approccio mi ha aiutata tanto anche nella gestione della mia malattia, l’emicrania, che richiede costanza e regole ferree.

E poi qualcosa è cambiato. Tutto è andato bene fino a che sono stata una studentessa universitaria, ma da quando mi sono affacciata nel mondo nel lavoro è andato male, malissimo. Mi imponevo di fare le cose prefissate anche se stavo morendo di sonno, ma ho incominciato seriamente a perdere i pezzi. Ora l’errore lo vedo chiaramente: continuare ad usare degli strumenti che non erano più adeguati alla mia vita e alle mie sfide, stupita e arrabbiata perchè “ma come, fino all’altro ieri funzionavano così bene!”. Il mio fastidio verso un certo tipo di crescita personale è cresciuto fino a diventare odio: non potevo più sopportare chi diceva che basta impegnarsi, basta la volontà, basta la disciplina, che se non riesci a fare quello che vuoi è solo perchè sei pigr*. Perchè io mi sforzavo, ma ero sempre più stanca e distrutta, spesso mi rifugiavo da qualche parte a piangere per la stanchezza, e in tutto questo pensavo fosse colpa mia che non ce la stavo mettendo tutta.

crescita personale self care

A tentoni, in maniera forse inconsapevole, ho cercato qualcosa di diverso dagli strumenti e dai messaggi che mi avevano aiutata negli anni dell’università. Ho scoperto una crescita personale più intuitiva e selvaggia, che riprendeva vecchie storie di folklore e miti. All’inizio scettica, ho sperimentato con strumenti come i tarocchi intuitivi e la parola dell’anno. Ora mi rendo conto benissimo che era un tentativo di far emergere i miei veri bisogni, la realtà dietro la domanda “Come stai?”.

Tutto questo mi ha traghettato ad una visione completamente nuova di crescita personale: non uno sforzo che ci si impone, ma un modo per lasciar crescere le potenzialità. L’intenzionalità e l’ascolto di me stessa sono diventati i principi di questa nuova avventura, grazie alla quale ho sperimentato il journaling, la meditazione, lo yoga e tanti altri strumenti. Conoscermi è diventata la nuova parola chiave, la consapevolezza il requisito alla base di ogni cosa che faccio.

Non è che tutto si fermi qui, o che mi senta arrivata, anzi. L’ansia che è tornata a fare capolino un anno fa mi ha riportata ad intraprendere un percorso psicologico, perchè crescita personale e psicoterapia sono due cose molto diverse, anche se a volte si intrecciano. La metafora con cui sono arrivata dalla mia psicologa un anno fa era quella di me che avanzo sul sentiero che mi sono scelta, ma che faccio una fatica immane nel fare un passo dopo l’altro perchè sento di avere uno zaino pieno di sassi che mi rallenta sempre di più. Ci ho messo un anno a tirare fuori ognuno di questi sassi, analizzarlo, e finalmente lasciarlo andare, e forse il processo non è nemmeno concluso.

crescita personale yoga

Questa esperienza ha cambiato ancora una volta il modo in cui guardo alla crescita personale, perchè nel frattempo ho imparato a trattare tutto come un messaggio, anche le cose brutte e negative come la procrastinazione (o l’ansia, o la stanchezza). Prima di sconfiggerla, devo ascoltarla. Il mio obbiettivo ora è trovare il giusto equilibrio tra spingere e riposare, continuando ad ascoltarmi.

Ma a livello pratico? Non ho abbandonato tutto, ma ho imparato a trattare gli strumenti di crescita personale per quello che sono: strumenti. Cambiano quando la vita cambia, si può sperimentare, tornare indietro, fare dei test (questa è una lezioni che ho appreso da Alice Bush e da Ritualmente, per esempio). Io ora ho bisogno di meno disciplina e di tanta semplificazione: ho rinunciato al calendar blocking, ho semplificato la mia vita, mi sono concentrata sulla pianificazione.

Ma soprattutto ho lavorato e sto lavorando tantissimo sulle routine, perchè sono quelle piccole azioni che, ripetute giorno dopo giorno, ci fanno davvero cambiare le cose. Sono le routine che danno forma alla nostra vita quotidiana, e non i nostri obbiettivi, a cui magari non arriveremo mai. O come scrive James Clear, l’autore di Atomic Habits:

Furthermore, goals create an “either-or” conflict: either you achieve your goal and are successful or you fail and you are a disappointment. You mentally box yourself into a narrow version of happiness. This is misguided. It is unlikely that your actual path through life will match the exact journey you had in mind when you set out. It makes no sense to restrict your satisfaction to one scenario when there are many paths to success.

E tu? Cosa pensi della crescita personale? Che significato ha nella tua vita? Sono curiosa di saperlo!

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