Il metodo Kondo (te ne ho parlato qui) è molto efficace, ma applicandolo a casa mia, mi sono resa conto che alcuni trucchetti potevano aiutare a semplificare le cose, massimizzare i risultati o comunque rendere il tutto più piacevole, e ho pensato di condividerli qua sul blog per aiutarvi nelle vostre maratone di riordino!
Eliminare le confezioni originali
Tazze, bicchieri, ma anche elettrodomestici e altre categorie di oggetti. Spesso si tengono le confezioni originali di quegli oggetti che utilizziamo davvero poco (o per niente!), ma con il metodo Kondo questo non ha senso: un oggetto o si utilizza, oppure lo si lascia andare. Nel caso di elettrodomestici o altri accessori che hanno un libretto di istruzioni o pezzi di ricambio, basta creare una scatola o un raccoglitore con tutti i libretti (da sfoltire ciclicamente per eliminare le istruzioni di oggetti che non possediamo più) e una scatola più piccola con un’etichetta chiara ed esplicita per eventuali pezzi di ricambio o aggiuntivi.
Piatti e stoviglie in genere è meglio che siano posizionati nei mobili della cucina, semplicemente impilati e “pronti da usare”. Eventualmente si possono mettere dietro al servizio di tutti i giorni se sono articoli più particolari (accessori per fondute, piatti natalizi o antipastiere ecc) ma non inscatolati, altrimenti si finisce con l’usarli troppo raramente per via del lavoro aggiuntivo che richiede recuperarli!
In questo modo guadagnerai tantissimo spazio e sarai invogliata ad utilizzarli più spesso, avendoli a portata di mano.
Conserva scatole, ciotole e piatti “belli”
Mentre vai avanti con il metodo Kondo, ti consiglio di creare uno spazio per conservare le scatole più graziose, ciotole e piatti che non usi e riciclarle per contenere i tuoi oggetti una volta terminata la fase di eliminazione. Ovviamente decidendo di acquistare scatole e cestini tutti uguali avrai un effetto Pinterest molto estetico, ma anche molto poco personale. Il mio consiglio è di sfruttare al massimo i contenitori che già possiedi ed acquistare solo ciò che manca, per creare un insieme armonico.
Riutilizza in modo creativo nel metodo Kondo
Le confezioni non devono per forza contenere ciò per cui sono state pensate, spesso si può trovare un nuovo utilizzo e sfruttare meglio la capienza dei contenitori. Liberando le confezioni dagli imballaggi si guadagna spazio e si possono suddividere in maniera efficace gli oggetti. Ecco alcune idee:
Cestini e secchielli: spazzole, creme, prodotti da doccia, pennarelli, posate.
Buste e pochette di stoffa: spazzole, prodotti da bagno e per la cura del corpo, piccoli accessori per hobby, piccoli attrezzi, pezzi di ricambio, set da cucito, penne, pennarelli, set coordinati (scrittura, unghie), medicine da viaggio o personali.
Tazze: penne, pennarelli, pennelli, posate, matite occhi, eye-liner, accessori trucco.
Scatole: a seconda delle dimensioni, fogli, scontrini, giocattoli, adesivi, cancelleria, pezzi di ricambio di elettrodomestici, ricambi di lampadine, pile, accessori per hobby, indumenti dei bambini, gioielli. Le scatole più piccole e i loro coperchi (per esempio quelle di penne o bigiotteria) possono essere usate per creare degli scomparti all’interno dei cassetti che contengono la cancelleria o il make up, mentre quelle più grandi possono servire per suddividere la biancheria o i vestiti nei cassetti. Le più eleganti possono essere usate per raccogliere caricabatterie o medicine o altri oggetti che usi quotidianamente, ma che non vuoi avere a vista.
Scegli con cura i materiali
I materiali naturali sono più ecologici, più piacevoli da utilizzare e spesso più estetici (Pinterest docet), ma io trovo che un uso moderato di contenitori di plastica in ambienti come bagno e cucina possa semplificare la vita. Ovviamente se i contenitori sono a vista, meglio materiali durevoli e belli esteticamente, con un occhio alla praticità. Per gli spazi che non sono a vista si possono riciclare i contenitori (vedi punto precedente) oppure si possono scegliere soluzioni economiche e ugualmente ordinate. Meglio evitare carta e cartoncino in luoghi caldi e umidi, e i cestini in materiali naturali, che non possono essere lavati, nei luoghi polverosi.
Nel metodo Kondo le collocazioni non sono mai definitive
Occupandosi della casa per categorie, ed essendo un posto in cui si vive, spesso si tende a rimettere gli oggetti in determinati spazi, ma poi quella categoria si amplia o si libera inaspettatamente uno spazio più adatto a contenere quel tipo di oggetti. La cosa migliore da fare, quindi, è riordinare, ma rimanere flessibili e aperti mentalmente, sapendo che alcuni oggetti potrebbero essere spostati in una collocazione più favorevole dopo qualche mese. Inoltre non bisogna lasciarsi condizionare dal solito uso che si fa degli spazi, ma utilizzarli in maniera creativa è aperta. I cassetti possono contenere anche attrezzi, carta da regalo, giochi in scatola, make up, ecc. mentre un armadio o dei ganci possono essere sfruttati per appendere una grande varietà di cose. Per consigli estetici e pratici, consiglio il libro La casa felice, che avevo recensito qui!
Non avere fretta di riempire gli spazi vuoti
Se non sei abituata ad avere spazio, potrebbe venirti la tentazione di riempire subito i cassetti o le ante degli armadietti rimaste miracolosamente sgombre dopo il metodo Kondo. Il mio consiglio è quello di non correre a comprare oggetti (tanto prima o poi succede, meglio non affrettare il processo) e di valutare bene invece se spostare alcune categorie in spazi più adeguati. Lasciandoti il tempo di riflettere bene su che oggetti mettere in un determinato spazio farai scelte più accurate e destinate a darti più soddisfazione.
Fino a che non si termina una categoria, ci sarà disordine!
Quando stai riordinando una categoria, con il metodo Kondo devi tirare fuori ogni singolo oggetto e valutare se ti da gioia, prima di decidere se tenerlo o lasciarlo andare per sempre. In questo modo, soprattutto le categorie più ampie, come vestiti o libri o per alcuni anche carte e hobby, potrebbero trasformare la casa in un vero caos. L’importante è affrontare questa fase di transizione ben sapendo che il risultato finale sarà molto diverso e che si tratta solo di una fase. Focalizzandosi solo sul momento di caos, il rischio è di gettare la spugna per il troppo disordine e riordinare velocemente dove capita, trovandosi punto a capo in breve tempo. L’obiettivo finale del metodo Kondo, invece, è quello di avere un riordino definitivo!
Trova una collocazione agli oggetti che non usi il prima possibile
Ultimo ma non meno importante: alla sensazione di disordine e precarietà perenne, concorrono tantissimo gli oggetti che si accumulano “in attesa di collocazione”. Non appena termini una categoria, cerca di trovare subito una soluzione che ti faccia stare bene (donare, riciclare, rivendere ecc) e non lasciare gli oggetti a languire e prendere polvere in un angolo di una stanza o peggio, in cantina o in garage. Ricordati anche, in questa fase, che fatto è meglio che perfetto. Lasciali andare il prima possibile e inizia a goderti i tuoi spazi più liberi, e la maggior sensazione di ordine e tranquillità che ottieni entrando in casa o nelle stanze già sistemate.
In particolare, per come sono fatta io, l’ultimo punto mi ha aiutata moltissimo. Il metodo Kondo parla semplicemente di “eliminare” gli oggetti, ma io mi sono resa conto che non mi fa stare bene, soprattutto se si tratta di un oggetto in buone condizioni e che potrebbe essere ancora utile a qualcuno. In genere li suddivido tra oggetti che meritano di essere venduti o regalati (proponendoli a persone che conosco), che posso riciclare, magari nella casa di campagna o in un altro posto, oppure che posso donare tramite i social. Sapere che quegli oggetti avranno una nuova vita mi aiuta a liberarmene con il cuore più sereno!
E tu? Hai mai applicato il metodo Kondo e trovato qualche tips utile che hai voglia di condividere con noi?
Guarda questi articoli per trovare altri spunti: La fatica di scegliere, L’arte di scegliere, 9 consigli (+1) per organizzare la casa
Scrittrice famosa (per ora solo nella sua testa…)
Ama: scrivere, salire a piedi nudi sul tatami, i vecchi videogiochi, il cioccolato e quando il d20 rotola finalmente sul venti.
Odia: il suo lavoro, le giornate con meno di nove ore di sonno, sentirsi ripetere le cose due volte e pesarsi.