Che cos’è lo shinrin-yoku?
Lo shinrin-yoku (traslitterazione dal giapponese; in inglese, forest bathing – traducibile molto semplicemente come bagno di foresta) viene definito come una pratica di rilassamento e meditazione che si basa in principio su un’idea, per dirla alla romana, vecchia come il cucco: sembra che guardare il verde ci faccia sentire meglio.
1. Lo Shinrin-Yoku può non essere commestibile – ma fa bene alla salute
Sedersi in silenzio tra gli alberi; camminare osservando la natura e il corso delle stagioni, colori, toni, superfici, forme; respirare profondamente, ristabilendo quello che si potrebbe definire un circuito più armonioso tra il nostro corpo – quella parte di universo che possiamo controllare in maniera immediata – e il mondo circostante.
Come un rimedio a basso costo contro l’opprimente pensiero del lavoro, dell’impressione di essere continuamente iper-rintracciabili su ogni mezzo di comunicazione, della sensibilità acuita dai rumori forti, meccanici, stridenti della spesso claustrofobica vita cittadina: il bagno di foresta crea uno spazio di distacco e guarigione da tutto questo.
Nella mia limitata comprensione, quel che mi sembra emerga trasversalmente negli studi sullo shinrin-yoku sia che l’effetto ristorativo dell’ambiente naturale è fisicamente percepibile.
Si riduce la sensazione di stress, le risposte immunitarie incrementano, migliorano i livelli di concentrazione.
Non sarà una cura miracolosa, la panacea per tutti i mali, ma finché funziona…
2. Tutto molto bello. Ma quale è la differenza tra fare un bagno di foresta e andare a passeggiare nel verde?
A conti fatti, e a mia generale e assolutamente non professionale impressione, molto poca. Direi che la differenza che ho personalmente percepito sia tutta nell’intenzione.
Andare a camminare è un’attività incentrata sulla fisicità dell’azione: è un esercizio motorio, che idealmente e se svolto in una locazione adatta, porta anche ad una gioia estetica, a beneficio dell’umore, del livello della serenità e dello stato d’animo.
Al contrario, l’attività fisica – mettere un piede di fronte all’altro – è possibilmente necessaria, ma non intrinsecamente connessa ad un bagno di foresta: lo scopo, qui, è la connessione con uno spazio naturale.
Mettere i piedi a mollo in un ruscello pulito (facendo dovuta attenzione alle sanguisughe, eh), sdraiarsi sull’erba, ammirare i toni di verde delle foglie: tutto questo è connessione con un ambiente che, su una Terra la popolazione della quale è sempre più orientata a spostarsi in permanenza nelle grandi città, può non essere facilmente raggiungibile a livello quotidiano.
3. Consigli per l’uso dello shinrin-yoku
Il mio personale suggerimento è – andate da soli quando e dove potete.
Tuttavia, non sempre sarà possibile e non sempre sarà sicuro: valutate con attenzione dove e se vi sentite a vostro agio senza compagnia e ricordate che è sempre meglio eccedere in prudenza.
In aggiunta a questo, ritengo che il trucco per chi vive con i pollici opponibili appiccicati ad uno schermo sia lasciare il cellulare a casa; o in macchina, o – quando è proprio necessario portarselo dietro in gita – ficcarlo ben in profondità in una sacchetta e lasciarlo lì, fingendo che non ci sia. Niente telefonate, niente messaggi a sorpresa e niente fotografie. Instagram può aspettare.
Portate invece acqua, vestiti a strati, e possibilmente frutta fresca o altro spuntino leggero: se la fame vi coglie quando siete per boschi, vagare in cerca del bar più vicino potrebbe non essere pratico (e non aiuterebbe con la generica sensazione di benessere che stiamo cercando di ottenere dall’esperienza).
Infine, andate al mattino presto dove e quando possibile: vi permetterà di viaggiare nelle ore più fresche della giornata; di avere numerose ore di buona luce; di essere (si spera) ben riposati e aperti al mondo; e di evitare la folla, laddove la folla sia una possibilità.
4. Dove posso andare?
Questo dipende da tutta una serie di fattori: località, mezzi di trasporto, stagione, stato di salute e grado di confidenza su sentieri non necessariamente ben attrezzati. Un qualunque parco sufficientemente tranquillo, cittadino o meno, sarà adatto allo scopo; in termini pratici, tuttavia, i parchi di città sono spesso affollati, rumorosi o mal tenuti – o una combo di tutte e tre le cose.
Il mio consiglio è di cercare uno spazio che sia relativamente facile da raggiungere, sacrificando un poco di isolamento per due gradi di comodità: non penso che valga la pena di trascorrere una domenica di silenzio perfetto in un eremo boscoso dove siete solo voi e le capre, se poi vi aspettano tre ore nel traffico in macchina per tornare a casa.
Ho come l’impressione che novanta minuti bloccati sul Grande Raccordo Anulare o altro equivalente locale, a fine giornata, non facciano molto per ridurre il livello generale di stress della settimana incipiente.
La cosa positiva è che l’Italia è piena di boschi, e alcuni siamo anche riusciti a conservarli decentemente. Wikiloc è una buona risorsa per cercare locazioni godibili; AllTrails è un’altra soluzione, e non è neanche necessario buttarsi sulla versione a pagamento.
Numerosi passeggiatori prima di voi si sono dati la briga di trovare locazioni: fatevi un giretto online e lasciatevi ispirare.
Colgo l’occasione per suggerire a mo’ di esempio il post Marche on the road, di Elisa.
Le Grotte di Frasassi, il Parco Regionale del Monte Cucco, il Parco del Conero: molte di queste locazioni possono essere più semplici da raggiungere di quanto uno penserebbe, per chi è (relativamente) di zona.
5. … ma è un’attività per famiglie?
Questa è una domanda interessante, che prevede una risposta composita.
Nella sua forma più semplice, sì, certamente. Nessuno vi impedisce di andare a fare un bagno di foresta con tutta la famiglia al seguito.
Tuttavia, si torna a quanto già considerato nella sezione dei consigli pratici; andare in compagnia aumenta presumibilmente il livello delle distrazioni intrinseche alla gita. Inoltre, in caso di bambini al seguito, molto dipende da una serie di inevitabili fattori: l’età dei bambini in questione, il loro temperamento, i loro interessi e le loro abitudini.
D’altro canto e in misura personale, ritengo che trascorrere del tempo nel verde sia una buona abitudine da insegnare e praticare con discreta frequenza – quando sia possibile; senza lasciare che diventi un’ulteriore fonte di stress… perché davvero non avrebbe senso!
In conclusione, il mio amichevole consiglio è: se non l’avete ancora fatto, date allo shinrin-yoku una chance e provateci.
Staccate la spina, non fate piani per la giornata; trovatevi un bosco decente, un tronco relativamente comodo o un pezzetto di terreno che non sia interamente coperto di ortiche… e rilassatevi, rilassatevi, rilassatevi.
Cosa ne pensate? Siete già familiari con la pratica? Nuovamente, questa è la mia molto personale interpretazione del concetto, e sarei curiosa di conoscere quali sono le vostre opinioni in proposito! Avete consigli? Raccomandazioni?
Se ti è piaciuto questo post, leggi anche:
Consigli del mese: mete per weekend da sogno
5 cose da fare gratis in estate
Come diventare un turista consapevole
Immagini by Pexels.com.
Dodo migrante londinese. Qui non si vola, al massimo si plana con cautela.
Ama: tirare a indovinare i colpi di scena in una trama, le tisane alle mandorle e le lucine dell’albero di Natale.
Odia: gli Ascoltatori di Smartphone Molesti; perdere le tazze di tè e ritrovarle fredde; chi non paga gli sceneggiatori (argh).