Nella vita ci sono transizioni belle e transizioni negative, cambiamenti gioiosi e cambiamenti che invece affronti con la morte nel cuore. Il cambiamento però fa parte della natura umana, anzi, secondo le discipline orientali il cambiamento è l’unico vero punto fisso dell’universo! Sembra assurdo, no?
Uno degli aspetti più dolorosi di qualsiasi cambiamento è lasciare andare la nostra vecchia identità per abbracciare la nuova, quando siamo ancora sconosciuti a noi stessi. Il nostro vecchio io era un porto sicuro, una copertina calda e rassicurante, ma dobbiamo cedere alla nuova pelle che ci rivestirà. Anche quando si tratta di cambiamenti positivi, è facile rimanere un attimo smarriti e spaventati. Come affrontare quindi al meglio qualsiasi transizione?
Definire e accettare il cambiamento
Per quanto alcuni cambiamenti possano essere devastanti, di fatto ci stanno chiedendo di dire di sì al loro ingresso nella nostra vita. Accettare che il cambiamento è in atto è il primo passo, non negare, non nascondersi dietro l’evidenza. Socrate per esempio nelle epistole a Lucilio ha scritto “Ducunt volentem fata, nolentem trahunt”, cioè “Il fato conduce colui che vuole lasciarsi guidare, trascina colui che non vuole”. Come a dire: ehi, che tu voglia o no, il cambiamento è qui. Digli di sì, prenditi tutto lo spazio di cui hai bisogno. Per gridare a squarciagola di dolore o di gioia, non importa. Come un semino che si consuma nel dare vita al germoglio, tu devi fare la stessa cosa.
Prova a scrivere:
Che cosa comporta il cambiamento che sto vivendo?
Che sensazioni fa affiorare e come posso esprimerle?
Una strategia per affrontare la transizione
Per affrontare il cambiamento e non lasciarsene sopraffare siamo dotati di diversi strumenti. Il primo che possiamo usare è la nostra capacità di riflettere sul passato e di capire che cosa vogliamo. Usiamo la funzione che nel test MBTI è chiamata Giudizio, che a sua volta può essere di tipo emotivo (feeling) o di tipo riflessivo (thinking). Ognuno di noi ha queste due funzioni, non importa quanto sviluppate: la prima ci permette di dire se percepiamo una scelta come giusta o sbagliata, la seconda se la percepiamo come vera o falsa. Diciamo che non è facilissimo mettere d’accordo cuore e ragione e c’è una frase che in momenti di scelta e cambiamenti a me torna sempre in mente: “è quello che vuoi, ma non è quello di cui hai bisogno”. Un cambiamento è come un bivio in cui la nostra routine si spezza e possiamo decidere che direzione prendere: che sia la fine dell’università, di un lavoro o di una relazione (o l’inizio, perchè no?), è un momento in cui possiamo aggiustare il tiro riflettendo sulle scelte che abbiamo fatto in passato. Se riusciamo a tenere insieme ciò di cui abbiamo bisogno con quello che vogliamo, è perfetto.
Prova a scrivere:
Che cosa mi piaceva e che cosa non mi piaceva della situazione precedente?
Di che cosa avrei bisogno ora, per sentirmi più complet* rispetto a prima?
Segui il corso del cambiamento, cambia la tua comfort zone
Siamo abituati a sentirci ripetere fino alla nausea che la magia avviene al di fuori della nostra comfort zone (cioè la modalità di vita in cui ci sentiamo a nostro agio, la nostra routine), come se la comfort zone fosse questa cosa brutta e cattiva come un divano sfondato, ma ancora comodo, che non ti decidi mai a buttare. La retorica di uscire fuori dalla comfort zone ha preso piede nel mondo della crescita personale americana e ha fatto proseliti anche qui, ma se devo essere sincera non mi ha mai convinta. Uscire dalla comfort zone richiede stress, elevati livelli di energia, un focus particolare e la giusta predisposizione d’animo. Persino le persone che soffrono di qualche disturbo mentale come l’ansia o gli attacchi di panico non dovrebbero saltare a piè pari fuori dalla propria comfort zone, a pena di ritrovarsi con l’ansia che attanaglia la gola e finire peggio di prima. Proviamo a cambiare prospettiva: non sei tu che devi uscire dalla tua comfort zone, è la tua comfort zone che si deve modellare sui tuoi cambiamenti e su i tuoi nuovi desideri. In questo modo, è impossibile che la comfort zone ti vada “stretta” o ti soffochi, perchè cambierà naturalmente con te. Certo, una minima percentuale di disagio c’è in ogni cambiamento, ma non dobbiamo torturarci con passi più lunghi della gamba quando non ci sentiamo pronti. Impariamo a far sì che il cambiamento lavori per noi, piuttosto che il contrario.
Prova a scrivere:
Che cosa ti spaventa della transizione che stai vivendo?
Che cosa, invece, ti fa sentire al sicuro?
Nutri la consapevolezza
Rimanere centrati su noi stessi, sulle nostre emozioni e sui nostri bisogni non è per nulla facile in un momento di cambiamento e scombussolamento. Nutrire la consapevolezza sul momento presente però ci aiuta a diventare attori del cambiamento anche quando magari è un’evenienza particolarmente negativa, ci permette almeno di conoscere i nostri pensieri e di non sentirci completamente sopraffatti dall’avvicendarsi delle cose. Prenditi un piccolo momento per celebrare tutta la strada che hai già fatto, guardati indietro, rifletti sul luogo da dove sei partito. Sì, il viaggio è ancora lungo, probabilmente dura tutta la vita. Rifletti sul significato che sta portando nella tua vita questo cambiamento in atto e preparati ad abbracciare il o la “nuov* te”, che uscirà trasformat* da questa esperienza.
Prova a scrivere:
In che modo posso sperimentare un sentimento di calma, nonostante il cambiamento in atto?
Quali sono i traguardi che ho già raggiunto?
Implementa la prospettiva del cambiamento
Spesso ci spaventano transizioni che a distanza di tempo ci sembrano piccole, e forse anche sciocche. Non è stupido provare emozioni, mai, ma a volte può essere utile allargare un po’ la prospettiva e non focalizzarsi solamente sull’esito di quello specifico cambiamento. Prova a pensare: anche alla fine della transizione, tu sarai ancora tu, le persone che ti amano continueranno ad amarti e ci saranno, probabilmente, intere sezioni della tua vita che non verranno toccate da questa cosa che ti sta capitando. Se ti piacciono le agende e andare in bicicletta, ti piaceranno anche domani.
Prova a scriv… no, nulla. Chiudi gli occhi e prova a visualizzare chi sarai quando il cambiamento si sarà esaurito. Cerca di richiamare tutte le sensazioni che vorresti provare: pace, magari, se si tratta di un cambiamento in negativo, oppure gioia se è un cambiamento positivo.
Celebra il lutto
Ogni cambiamento grosso è una piccola, o grande, morte. A volte si tratta di una morte vera e propria, a volte dobbiamo comunque fare i conti con l’idea di “fine”. Magari è finita una relazione importante per noi, o si è concluso un ciclo della nostra vita. Magari a “morire” è solo la vecchia versione di noi stessi, e siamo pronti a salutare con piacere la novità. In qualsiasi caso, un cambiamento porta sempre un lutto, e il lutto porta sempre con sè l’esigenza di essere celebrato. Come quando a scuola studiavi la preistoria e c’era sempre il punto in cui ti spiegavano che la civiltà umana inizia a distinguersi dagli animali grazie ad alcune caratteristiche, tra cui seppellire i defunti. È un tratto così nostro, celebrare quello che passa, usare la memoria per ricordarci di ciò che c’era prima. Celebrando il passaggio da una condizione ad un’altra diamo il via libera a quel sentimento di chiusura che in inglese si chiama closure e che è una parte fondamentale della psicologia umana. La chiusura evita arrovellamenti futuri, ansie e perfino traumi. Celebrala con tutto il tuo cuore, anche se è dolorosa.
Prova a scrivere:
Come posso celebrare questo momento di transizione?
Identifica un oggetto che simbolicamente segnerà il passaggio:
Ecco, i miei sei consigli finiscono qua.
Che cosa ne pensi? Tu come affronti il cambiamento di solito? Se hai voglia, ne parliamo nei commenti qui o su Instagram!
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Ricercatrice universitaria, quindi la sua vita è fatta di ansia, procrastinazione e studi di genere.
Ama: impegnarsi in qualcosa, la musica indie italiana, fingere di essere un gatto e il caramello salato.
Odia: le brioche con poco ripieno, il lunedì mattina e il piumone freddo d’inverno.