trasloco

Non sarà un post su come traslocare (non sono così esperta), non sarà un post su come organizzare un trasloco (non sono così organizzata), non so esattamente cosa sarà, probabilmente un flusso di coscienza su un periodo molto stressante della mia vita?
Traslocare è faticoso e stressante, sì. Io sono al mio quarto trasloco e quello che posso dire è: diventano sempre peggio. I primi due non si possono neanche definire traslochi perchè ero solo una pischella, che la prima volta si trasferiva lontano dai genitori per studiare e la seconda volta cambiava casa. A questo giro io e il mio co-human abbiamo un po’ di mobili, ma niente elettrodomestici, un sacco di roba e andremo a vivere in una casa completamente vuota. A letteralmente 1 km di distanza dalla nostra attuale abitazione, quindi tecnicamente non dovrebbe essere niente di complicato, no? Se già così mi pare tosta, non oso pensare a chi deve trasferire ogni singola cosa e magari ha anche dei bambini piccoli. O a chi deve ristrutturare casa e ha dei tempi stretti. Veramente, siete degli eroi. Paride levate proprio.
Ma c’è una buona notizia! Gran parte della fatica di un trasloco è mentale. E quindi? E quindi niente, gli scatoloni te li devi portare lo stesso, ma per tutto il resto ci può essere un rimedio. Analizziamo un trasloco per fasi.

Fase 1: stai ancora cercando casa

Questa è la fase che in assoluto odio di più. Cercare casa e non trovarla, avere a che fare con agenti immobiliari rozzi, incompetenti e maleducati e scontrarsi con la triste realtà del mercato immobiliare è un trauma. A me parte quella leggera ansietta del “andrò a vivere sotto un ponte” che non mi abbandona fino a che non firmo un contratto.

Non ti so aiutare per quanto riguarda la ricerca di una casa, che è un argomento a parte, ma in realtà già in questa fase si può iniziare a lavorare per rendere più agevole il trasloco. Noi abbiamo dato avvio ad una sessione di decluttering abbastanza selvaggio che è durata un paio di mesi. Una sera là, un’oretta lì, insomma, per fare le cose senza esaurirsi completamente e al tempo stesso poter continuare con la vita quotidiana. Perchè pare strano, ma il congedo per traslochi non l’hanno ancora inventato, quindi di solito mentre gestisci tutto ‘sto casino continui a lavorare come le persone normali. La cosa brutta di questa fase per me è stata iniziare a guardare a tutti i miei oggetti con un sospetto spropositato. Mi sentivo in colpa per possedere… qualsiasi cosa, perchè era ovvio che tutti i nostri possedimenti non sarebbero mai entrati nelle micro-case che trovavamo negli annunci. Col senno di poi, mi sento di dire che coltivare un sano dubbio è proficuo, ma colpevolizzarsi chiedendosi perchè si hanno dei libri, o delle scarpe, o delle padelle, è una sofferenza evitabile.

Io che cerco casa

Fase 2: il decluttering in vista del trasloco

Io oramai ho una e una sola teoria sul decluttering: più tempo hai abitato in una casa, più tempo ci metterai a declutterarla. Scegli il metodo che preferisci, ma noi ti consigliamo il metodo Kondo perchè – idiosincrasie dell’autrice a parte – è estremamente flessibile e si adatta bene alle esigenze di tutti, nonostante propenda anche verso un certo minimalismo.
Ecco, il trasloco per me è uno di quei casi che tira fuori la mia vena minimalista, e divido senza pietà gli oggetti in due categorie: quelli che ti porteresti anche in cima al mondo e quelli che lasci serenamente andare. Non è necessario, secondo me, vivere sempre e soltanto con i primi, perchè un oggetto può essere bello, comodo o piacevole anche se non ci è fondamentale. E chi decide poi che cosa è fondamentale?

Questa lezione a me ha insegnato che ci sono tempi e stagioni per tutto e che gli oggetti che ho deciso di conservare in questa casa non sono gli stessi che mi porterò dietro. Insomma, le case si svuotano e si riempiono a seconda del momento e della fase di vita in cui siamo. Vedi il trasloco un po’ come l’autunno: le foglie sono state belle, ma ora è tempo di lasciarle andare e tornare all’essenziale.
Queste riflessioni mi hanno portata ad affrontare tutto il processo di decluttering e smistamento molto più serenamente, smettendo di sentirmi in colpa per gli acquisti fatti in precedenza ma anche lasciando andare gli oggetti con serenità.

Fase 3: qualche piccolo consiglio pratico

A questo giro sta andando tutto molto meglio rispetto al precedente, dove per molto meglio intendo che i livelli di stress sono alti ma ancora sopportabili e non sono scoppiata a piangere nemmeno una volta. Pat pat a me. Qualche piccolo consiglio pratico include: finito il decluttering, iniziare ad inscatolare le cose che usi meno e procedi per occasione d’uso piuttosto che per categoria. Altrimenti rischi di passare le ultime due settimane a recuperare roba dagli scatoloni perchè hai messo via persino le padelle. Insomma, prima gli addobbi di Natale, poi i vestiti della stagione sbagliata, i libri che non rileggerai e non ti servono per lavoro, quell’elettrodomestico che usi una volta all’anno. Procedi per cerchi concentrici, per così dire. Fatti un capsule wardrobe per l’armadio e riponi via tutto il resto. A me sta salvando la vita.

Come ci si sente.
PS: la gif è tratta da un videogioco sui traslochi che il mio compagno si è rifiutato di comprare e giocare con me, chissà come mai.

Crea una lista condivisa con la tua famiglia per tutte quelle incombenze che durante un trasloco spuntano fuori come funghi: chiama Caio, porta in lavanderia la cosa X, porta al mercatino dell’usato quell’altra, senti Tizia, disdici le bollette e gli abbonamenti, e così via. Segna tutto, segna disperatamente non appena una cosa ti viene in mente.
Appuntati le cose o chiedi un riscontro scritto quando parli con qualcuno (fornitori, muratori, padroni di casa etc…) perchè a) non ti ricorderai nulla e b) qualcuno che cerca di fregarti c’è sempre. Semplifica senza pietà, tutto: gli outfit che indossi, la beauty routine, i piatti che mangi e così via. Per un paio di settimane non morirà nessuno.

Fase 4: il trasloco si avvicina!

Bene, il grosso è andato, e fra qualche giorno sarai nella tua nuova casa. Cioè esattamente il momento in cui mi trovo io ora, con il trasloco fra 5 giorni e non so ancora se pioverà o meno e dovremo rimandare tutto. Ehhh la vita…
In questo momento, le mie amicizie mi hanno salvato la salute mentale. La mia famiglia non è vicina a me, ma sapere di avere questa rete sociale è stato ed è fondamentale. Forse si chiama rete sociale proprio per questo, perchè ti senti come uno che sta per cadere da un posto molto in alto e senza appigli ma non preoccuparti, mal che vada atterri sulla rete e non ti fai male. Io mi sento esattamente così. Momento commozione: mi scende la lacrimuccia a pensare a tutti gli amici fantastici che ho e che si sono offerti di aiutarci in tutti i modi possibili. Vi amo tanto. Fine momento commozione.
La lezione che sto imparando in questo momento è questa: non è sbagliato chiedere aiuto, non siamo monadi isolate che sopravvivono senza gli altri. Chiedi aiuto, “reach out” come direbbero gli inglesi, delega, parla, sfogati.

Accetta tutto quello che viene, che sicuramente una soluzione ci sarà – e te lo sta dicendo una che si sta per trasferire in una casa senza luce, senza gas, senza internet e senza mobili cucina inclusa. È andata così, cosa vi devo dire. Le soluzioni si trovano. E ricorda, nel momento della disperazione, Just Eat è il tuo migliore alleato.
Lasciare una casa è sempre un momento emotivo. Imparare a lasciar fluire le emozioni senza giudicarle potrebbe essere un’abilità davvero utile in questo momento. Medita, cammina, scrivi i tuoi pensieri, scatta delle foto alla vecchia casa